Il nord di Gaza senza aiuti

Manca il cibo e l’assistenza medica è sempre più difficile. La raccolta fondi di emergenza lanciata da ActionAid. «Situazione senza precedenti e assolutamente terrificante»

«La situazione è tragica. Non ci sono beni di prima necessità, né farina, né riso, né verdure, niente. Il problema principale è che è difficile spiegare ai bambini che non c’è cibo, né acqua da bere. Niente». Dawud vive nel nord di Gaza, ormai quasi completamente tagliato fuori dagli aiuti, e ad ActioAid racconta la situazione sempre più disperata della popolazione. «La gente ha finito di mangiare il foraggio per gli animali e ora hanno iniziato a mangiare gli animali stessi – riferisce -. Ieri ho sentito che alcune persone hanno macellato un cavallo e lo hanno mangiato. La gente non è in grado di fornire cibo alla propria famiglia. Le persone hanno iniziato a desiderare la morte. Ci sono bambini che sono morti di fame».

Attualmente a Gaza si registra il peggior livello di malnutrizione infantile del mondo. Un bambino su sei nel nord della Striscia è gravemente malnutrito, mentre il 3% di questi soffre di grave deperimento, il tipo più grave di malnutrizione. È il timore di Taaliah, 22 anni, incinta. Anche lei vive nel nord di Gaza e racconta della sua gravidanza passata «vivendo gli orrori della guerra. Ho mangiato a malapena – dice – e non ho avuto quasi accesso a frutta e verdura nutrienti. La situazione finanziaria qui è davvero pessima, non c’è nulla a disposizione. Sono andata da un medico dell’ospedale di Al-Awda. Lì sono stata informata dei problemi di salute che avevamo sia io che il mio bambino. Mi è stato anche detto che il mio bambino aveva bisogno di medicine e vitamine a causa della mancanza di nutrimento. Purtroppo, le medicine non sono disponibili né in farmacia né altrove. La mia data di nascita è tra una settimana. Sto cercando le medicine, perché temo per la vita e la salute del mio bambino».

La sua condizione è quella di tanti, a Gaza, dove la salute delle persone peggiora per la mancanza di cibo ma l’accesso all’assistenza medica diventa sempre più difficile. È di ieri, 28 febbraio, la notizia che l’ospedale di Al-Awda, partner di ActionAid, una delle ultime strutture mediche parzialmente funzionanti rimaste nel nord di Gaza, è stato costretto a sospendere i servizi a causa della mancanza di carburante e di forniture. All’inizio della settimana, raccontano dall’organizzazione, Adnan Radi, medico dell’ospedale di Al-Awda, riferiva che «la gente sta soffrendo la fame assoluta. Nei mercati manca tutto. Qualche tempo fa – sono le parole del medico -, andavo al mercato e trovavo qualche prodotto in scatola: una lattina di fagioli o una di ceci. Ora manca tutto. Bambini e donne, tutti soffrono la fame. Non mangiamo nulla, e quando l’ospedale cerca di fornire qualcosa è solo mezzo piatto di riso bollito con acqua calda, non di più. Ma per il resto non c’è cibo. Se non si interviene con urgenza troverete persone e bambini che muoiono per strada», il suo appello.

Nonostante questo, «si impedisce alle forniture alimentari di entrare a Gaza e di raggiungere coloro che ne hanno bisogno – rimarcano da ActionAid -. Nessun aiuto alimentare ha raggiunto il nord di Gaza da settimane».  Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, parla di una situazione «senza precedenti e assolutamente terrificante. Con la maggior parte del sistema di produzione alimentare a Gaza – dai panifici alle barche da pesca, dai terreni coltivati alle serre – danneggiato o distrutto, ogni singola persona nel territorio fa affidamento sugli aiuti alimentari, ma la quantità che arriva a Gaza è del tutto insignificante rispetto a quella necessaria – denuncia -. Per mesi, diverse organizzazioni hanno lanciato l’allarme sull’imminente carestia a Gaza, ora è alle porte. È ancora possibile impedire che la crisi si aggravi ulteriormente, ma sarà necessario un accesso libero e di massa per gli aiuti umanitari e un cessate il fuoco immediato e permanente in modo che gli aiuti possano essere consegnati in modo sicuro».

L’organizzazione, intanto, ha lanciato una raccolta fondi di emergenza a cui è possibile partecipare direttamente online.

29 febbraio 2024