Il niqab a scuola, Agia: «Ostacola lo sviluppo della personalità»
La Garante infanzia Marina Terragni interviene sulle notizie da Monfalcone: «Bambine e ragazze devono essere libere di crescere armoniosamente. Auspico massima attenzione del Mim»
Alcune studentesse del locale istituto professionale costrette a essere “identificate” da un’insegnante a ogni ingresso a scuola, in una stanza privata, avendo il viso nascosto dal niqab, il velo integrale. La notizia è arrivata negli ultimi giorni da Monfalcone (Gorizia). Nella stessa scuola, “personalizzate” anche le lezioni di educazione motoria, per tutelare la scelta delle giovani donne. Scelte motivate dalla dirigente scolastica Carmela Piraino, citata dal Corriere della Sera, con la «necessità di ricreare tranquillità e fiducia per far sentire a casa le giovani e capire se il lavoro di insegnanti e compagni possa portarle a essere più libere», evitando che qualsiasi tipo di imposizione inducesse le ragazze a lasciare la scuola. «L’istituzione – sono le parole della preside – raggiunge il suo scopo quando l’allievo consegue i cinque anni di studio».
Proprio sul tema della libertà di queste ragazze si fondano le preoccupazioni espresse dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni, che guarda alla loro effettiva integrazione nel contesto scolastico e sociale. «La necessità di un efficace dialogo tra culture non può impedire di osservare che talune pratiche contravvengono ai più elementari diritti e ostacolano il pieno sviluppo della personalità di chi è costretta a subirne l’imposizione», riflette.
Per la Garante, «bambine e ragazze devono essere libere di crescere armoniosamente, seguendo ciascuna le proprie più autentiche vocazioni: la consapevolezza che il proprio corpo non può essere in alcun modo umiliato e mortificato fa obbligatoriamente parte di questo percorso. L’auspicio è che sul caso di Monfalcone e su ogni caso analogo il ministero dell’Istruzione e del merito ponga la massima attenzione», conclude.
6 febbraio 2025