Mentre le chiese locali anche in Nicaragua festeggiavano le canonizzazioni celebrate in Vaticano, in particolare quella dell’arcivescovo Oscar Romero, ieri, domenica 14 ottobre, per le strade continuava la repressione. In particolare a Managua, dove è stato preso di mira un gruppo di cittadini, tra cui molti anziani, che manifestava pacificamente. Contro di loro oltre 300 agenti in tenuta antisommossa. Diverse persone sono state bloccate e picchiate; almeno 40 le persone inizialmente detenute, 8 delle quali sono state liberate nel corso del pomeriggio. L’ennesima repressione governativa ha suscitato l’indignazione delle organizzazioni internazionali e in particolare dell’Oea, l’Organizzazione degli Stati americani, e della Cidh, la Commissione interamericana per diritti umani.

Celebrando la Messa proprio a Managua, il cardinale Leopoldo Brenes ha chiesto al nuovo santo, l’arcivescovo Oscar Romero, d’intercedere per il Nicaragua. E ha pregato perché «possiamo mettere da parte ogni scontro e ogni muro». Dopo la Messa, in alcune brevi dichiarazioni alla stampa, ha condannato gli arresti compiuti dalla Polizia ed è tornato ad auspicare la ripresa del dialogo tra governo, società civile e manifestanti. Conversando con i giornalisti anche il vescovo ausiliare di Managua Silvio José Báez ha affermato che «la pratica della repressione, usata contro uno dei diritti umani fondamentali, quello di espressione, attraverso manifestazioni pacifiche, non porta nulla alla pace sociale del Paese. Anzi rischia di trascinarlo in una spirale di violenza che noi non vogliamo». Quindi ha aggiunto: «Speriamo che quanti sono stati detenuti ingiustamente siano liberati e che i loro diritti siano rispettati», segnalando che «la repressione di oggi ha superato il limite del razionale».

Monsignor Rolando José Álvarez, nella sua omelia domenicale, ha chiesto «il rispetto senza eccezioni delle libertà fondamentali dell’essere umano e il rispetto senza eccezioni dei diritti umani universali di ogni persona».

15 ottobre 2018