Il Nepal a un mese dal sisma

Oltre 8mila vittime accertate e più di 20mila feriti: è il bilancio del terremoto che ha colpito il Paese. Raggiunte finora dalla rete Caritas 175mila persone

Oltre 8mila vittime accertate e più di 20mila feriti: è il bilancio del terremoto che ha colpito il Paese. Raggiunte finora dalla rete Caritas 175mila persone

A 30 giorni dal sisma che ha colpito il Nepal lo scorso 25 aprile, il bilancio in termini di vite umane è devastante: oltre 8mila le vittime accertate e più di 20mila i feriti. La rete delle Caritas che lavorano unite presso il quartier generale di Caritas Nepal, supportando la Chiesa locale, ha raggiunto fino a oggi 105mila persone, con interventi pari a 10 milioni di euro. Entro giugno si prevede di portare gli aiuti nei sette distretti più colpiti a circa 175mila persone, alle quali verranno forniti kit per rifugio, cibo, acqua e materiali per l’igiene.

La Capitale intanto, Kathmandu, continua a essere un grande accampamento dove moltissime persone preferiscono passare la notte in tenda o nei rifugi temporanei per la paura di scosse di assestamento. Anche nei villaggi e nelle vallate remote le popolazioni dormono in rifugi temporanei, mentre il monsone sta per raggiungere il Nepal. L’entità del disastro è «impressionante». A definirla così è Giuseppe Pedron, operatore di Caritas italiana presente sul posto, che evidenzia: «Nel lungo periodo vi sarà mancanza di lavoro e di sicurezza ma è altrettanto sorprendente vedere la capacità di reazione di questo popolo, che la rigidità della natura ha formato e temprato. Le popolazioni si sono da subito attivate per costruire ripari e cercare spazi di dignità seppur nella tragedia». Molti, riferisce ancora Pedron, gli esempi «di solidarietà interna e di persone che pur con famiglie colpite dal sisma, non esitano a prodigarsi per il benessere degli altri».

L’intervento Caritas prevede visite costanti ai siti di consegna dei materiali, doppi controlli nei villaggi, regolamentazione sull’equa distribuzione e sulla via preferenziale assicurata ai «marginalizzati». Modalità che, spiega l’operatore di Caritas italiana, aiutano a essere «il più possibile vicini alle necessità della popolazione», raggiungendo «le zone e le nicchie sociali più lontane» e ridecendo al massimo «le lentezze». Senza la solidarietà delle Caritas di tutto il mondo, precisa, «intere fasce di popolazione non sarebbero coperte da alcun tipo di soccorso». Nei villaggi più remoti, racconta, la popolazione non aspetta passivamente l’arrivo degli aiuti ma «ha già iniziato a ricostruire le proprie abitazioni, a recuperare i materiali dalle case distrutte, a cercare alternative. La tempra della gente di montagna non è stata fiaccata nemmeno dalla devastazione del terremoto».
Dopo la colletta del 17 maggio scorso in tutte le chiese, Caritas italiana invita le Caritas diocesana a proseguire nell’impegno di sensibilizzazione. L’obiettivo: mettere a disposizione della popolazione ripari adeguati e continuare a fornire assistenza durante la stagione dei monsoni.
26 maggio 2015