Il naufragio di Crotone e il «continuo smantellamento del sistema di soccorso»

La denuncia del Cnca, che chiede «una vasta mobilitazione nazionale e locale che faccia sentire la voce di chi non condivide le politiche di governo italiano e Ue»

Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) interviene sulla tragedia che si è consumata domenica 26 febbraio al largo di Crotone, costata la vita a 67 migranti, tra cui diversi bambini. «La prima causa di questi terribili naufragi è il continuo smantellamento del sistema di soccorso a favore di una politica che vuole costruire muri e, come si evince dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno, arriva addirittura a colpevolizzare uomini, donne e bambini in fuga da una guerra, un disastro ambientale, una vita di povertà senza speranze – scrivono in una nota -. Siamo stanchi e arrabbiati davanti all’ennesima tragedia nel Mediterraneo. E altre ne seguiranno se non cambieremo radicalmente la politica per le migrazioni del nostro paese e dell’Unione europea».

Per il Cnca quanto avvenuto a Crotone «è solo l’ultima vicenda che evidenzia la necessità di una maggiore presenza degli Stati e delle ong lungo le rotte del Mediterraneo. Invece, si sta cercando di ridurre in modo sempre più drastico l’attività dei soccorritori, imponendo regole volte chiaramente a ostacolare la loro azione», affermano. Nell’analisi del Coordinamento delle comunità di accoglienza dunque non è più rinviabile «l’istituzione di canali legali e sicuri per entrare nel nostro come negli altri Paesi dell’Unione europea, unica soluzione alle partenze con gli scafisti, a cui persone e famiglie non si rivolgerebbero se non fossero state messe con le spalle al muro».

Ancora, dal Cnca ritengono urgente «l’organizzazione di una vasta mobilitazione nazionale e locale, che faccia sentire la voce di chi non condivide le politiche del governo italiano e dell’Unione europea, e l’avvio di un’indagine che accerti come sono andati effettivamente i fatti davanti alla costa crotonese e se ci sono responsabilità istituzionali sul mancato soccorso prima del naufragio. Non si può restare in silenzio dinanzi alle centinaia di esseri umani che, ogni anno, muoiono nel mar Mediterraneo o finiscono reclusi in Libia o in altri Paesi che si prestano a fare ciò che per noi sarebbe insostenibile».

1° marzo 2023