Il Motu proprio di Francesco sull’autenticità dei carismi

Nuovi Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica «devono essere riconosciuti dalla Sede Apostolica, a cui compete l’ultimo giudizio»

«Il discernimento sulla ecclesialità e affidabilità dei carismi è una responsabilità ecclesiale dei Pastori delle Chiese particolari» e «si esprime nella cura premurosa verso tutte le forme di vita consacrata e, in particolare, nel decisivo compito di valutazione sull’opportunità dell’erezione di nuovi Istituti di vita consacrata e nuove Società di vita apostolica». Lo scrive Francesco nella lettera apostolica in forma di Motu proprio “Authenticum charismatis”, diffusa ieri, 4 novembre. Il presupposto è il diritto dei fedeli a «essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori».

Nel Motu proprio si precisa che «alla Sede Apostolica compete accompagnare i Pastori nel processo di discernimento che conduce al riconoscimento ecclesiale di un nuovo Istituto o di una nuova Società di diritto diocesano». Citando l’esortazione apostolica “Vita consecrata”, si ribadisce che la vitalità di nuovi Istituti e Società «deve essere vagliata dall’autorità della Chiesa, alla quale compete l’opportuno esame sia per saggiare l’autenticità della finalità ispiratrice sia per evitare l’eccessiva moltiplicazione di istituzioni tra loro analoghe, col conseguente rischio di una nociva frammentazione in gruppi troppo piccoli».

I nuovi Istituti di vita consacrata e le nuove Società di vita apostolica, quindi, «devono essere ufficialmente riconosciuti dalla Sede Apostolica, alla quale sola compete l’ultimo giudizio». In questa prospettiva il Santo Padre dispone la modifica del canone 579, che da oggi suona così: «I vescovi diocesani, nel loro territorio, possono erigere validamente con un decreto formale istituti di vita consacrata, previa licenza scritta della Sede Apostolica».

5 novembre 2020