Il mondo della scienza piange l’astrofisico Stephen Hawking

La notizia diffusa dalla famiglia. 76 anni, ha convissuto per oltre 55 anni con la sclerosi laterale amiotrofica. Per 30 anni ha occupato la cattedra di Matematica dell’Università di Cambridge

Si è spento nelle prime ore di oggi, 14 marzo, nella sua casa di Cambridge, l’astrofisico Stephen Hawking. 76 anni, soffriva di sclerosi laterale amiotrofica dall’età di 21. «Siamo profondamente rattristati dal fatto che il nostro amato padre sia morto oggi. Era un grande scienziato e un uomo straordinario il cui lavoro vivrà per molti anni. Il suo coraggio e la sua perseveranza con la sua brillantezza e il suo umorismo hanno ispirato persone in tutto il mondo». I figli Lucy, Robert e Tim hanno confermato con queste parole la notizia della morte dello scienziato che, con le sue intuizioni, ha modellato la cosmologia moderna.

Nato a Oxford l’8 gennaio del 1942, per 30 anni, fino al 2009, ha occupato la cattedra di Matematica dell’Università di Cambridge – la stessa di Isaac Newton -, per poi ricoprire nello stesso ateneo l’incarico di direttore del dipartimento di Matematica applicata e Fisica teorica. Nonostante l’atrofia muscolare progressiva che lo ha costretto sulla sedia a ruote per la maggior parte della sua vita da adulto, manifestatasi nei primi sintomi già a 13 anni, e la perdita dell’uso delle corde vocali nel 1985, Hawking, laureato a 20 anni, è stato il più grande cosmologo della sua generazione, oltre che un’icona mondiale per il suo impegno nella ricerca nonostante il suo gravissimo handicap. «A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia – è una delle sue affermazioni più ricorrenti -, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto».

Al centro del suo lavoro di ricerca, la cosmologia e la teoria della gravità quantistica, in particolare i buchi neri, che ha dimostrato – nel 1974 – che possono essere descritti dalle leggi della termodinamica e che emettono radiazioni (in seguito chiamate radiazione di Hawking) che portano all’evaporazione del buco nero stesso secondo le leggi della meccanica quantistica. Uno studio fondamentale, il suo, che unisce la meccanica quantistica con la teoria della relatività einsteiniana. In campo cosmologico, ha ipotizzato un universo senza limiti spazio-temporali (universo aperto) senza singolarità, anche al proprio inizio.

Nonostante la sua ferma convinzione dell’impossibilità di conciliare Dio e scienza e il suo ateismo proclamato, nel 1986 era diventato membro della Pontificia Accademia delle scienze. Già dal 1974, all’età di 32 anni, era stato accolto nella Royal Society: uno dei membri più giovani della storia dell’associazione. Innumerevoli i premi e i riconoscimenti ottenuti durante la sua carriera di ricercatore. Un impegno, quello della ricerca scientifica, affiancato sempre da quello della divulgazione, nel quale Hawking è stato instancabile. La sua opera più famosa, con 9 milioni di copie vendute nel mondo, risale al 1988: “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”. Un libro considerato da molti ricercatori tra i più importanti delle scienze del XX secolo. Il suo seguito, del 2001, è “L’universo in un guscio di noce”, in cui espone le nuove conoscenze fisiche e cosmologiche; nel 2005 poi “La grande storia del tempo”: la riedizione aggiornata alla luce delle nuove scoperte del libro del 1988.

14 marzo 2018