Il mondo del calcio piange il “Kaiser” Beckenbauer

Due volte Pallone d’Oro, vincitore, tra le altre cose, del Mondiale del 1974 e poi, da allenatore, di quello del ’90, in Italia, è morto domenica 7 gennaio dopo una lunga malattia

Se esistesse una Treccani del calcio, alla voce “Libero” il primo nome della lista sarebbe sicuramente quello di Franz Beckenbauer. E probabilmente non solo in quella voce. Perché il fuoriclasse tedesco, morto domenica 7 gennaio dopo una lunga malattia, è stato uno di quei calciatori che hanno impresso una svolta fondamentale nella storia dello sport più praticato al mondo. Kaiser Franz, come era stato soprannominato per le sue doti di leader, in campo e poi anche in panchina (quando intraprese la carriera di allenatore), e per l’eleganza e la classe con cui si muoveva  sul terreno di gioco, non è stato infatti solo un numero uno nel suo ruolo, ma ha saputo segnare un’ epoca, quella a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, pur giocando in difesa e dovendosi confrontare con un parterre dei roi che vedeva nomi come Pelè, Cruiff, il suo connazionale Gerd Muller e il nostro Gianni Rivera, tutti attaccanti o numeri 10.

E proprio questa è stata la grandezza di Beckenbauer: aver saputo dettare legge in campo partendo da dietro. A lui si deve la reinvenzione del ruolo di libero: non più e non solo l’ultimo uomo, quello delle chiusure disperate davanti al portiere, ma contemporaneamente baluardo difensivo e primo attaccante. In questo Kaiser Franz era stato aiutato dagli esordi nel ruolo di mediano, che gli avevano iscritto nel dna calcistico i geni della costruzione del gioco, oggi si direbbe “dal basso”, cioè a partire dalla propria metà campo. Quando poi aveva arretrato di una ventina di metri il baricentro della propria azione, “scendendo” appunto nella posizione di libero, quei geni gli erano tornati utili, anzi utilissimi, per far nascere una nuova interpretazione di quel ruolo, che negli anni successivi verrà emulata un po’ da tutti, trovando epigoni anche in Italia, dove Gaetano Scirea a Franco Baresi (non a caso soprannominato all’inizio della carriera Franz Baresibauer) eccelsero più degli altri.

Beckenbauer divenne così nel Bayern Monaco e nella sua nazionale allo stesso tempo il difensore praticamente insuperabile e colui che avviava l’azione, spesso con lanci millimetri di 40-50 metri. Un direttore d’orchestra che univa efficacia e stile, piacere degli occhi (per chi lo ammirava dalle tribune) ad atletismo e vigore fisico anche negli inevitabili contrasti che sono il sale del calcio. Di lui restano nella memoria epiche partite, come la finale di Coppa del Mondo del 1966, persa dai tedeschi in casa degli inglesi, o la celeberrima Italia-Germania 4-3, quando giocò tutti i tempi supplementari con il braccio destro al collo, a causa di una lussazione alla spalla. Ma soprattutto la finale di Monaco 1974, il Mondiale vinto in casa contro l’Olanda del calcio totale e di Cruyff, l’altra icona di quel suo tempo straordinario. Per Kaiser Franz fu sicuramente il punto più alto della carriera da giocatore, che lo avrebbe visto poi negli ultimi anni diventare anche “eroe dei due mondi”, quando decise di accettare la proposta dei Cosmos di New York, dove si ritrovò accanto a Pelè, Giorgio Chinaglia e molti altri campioni, in una squadra di assi che dominò l’allora nascente soccer, cioè il calcio a stelle e strisce.

Della sua eccezionale carriera è specchio fedele l’ampio palmares, che annovera da giocatore due Palloni d’Oro (nel 1972 e nel 1976), cinque scudetti di Germania (quattro con il Bayern e uno con l’Amburgo), quattro coppe nazionali, tre Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale, oltre ai tre titoli americani vinti con i Cosmos. Detto del Mondiale conquistato nel 1974, bisogna ricordare in nazionale anche il titolo europeo del 1972. Da allenatore, poi, Beckenbauer si dimostrò altrettanto abile, vincendo con la Germania il mondiale delle notti magiche in Italia (1990), contro l’Argentina di Diego Armando Maradona (è uno dei tre che hanno vinto il mondiale sia sul campo che in panchina, gli altri due sono il brasiliano Mario Zagallo e il francese Didier Dechamps). E alla guida del Bayern vinse anche una Coppa Uefa. Kaiser Franz, insomma, non smise mai di dettare legge nel mondo del calcio, anche da dirigente della squadra di Monaco di Baviera, della quale è stato prima presidente e poi presidente onorario dal 2009 al giorno della morte. Un leader nato. Un calciatore indimenticabile. Da enciclopedia, appunto.

9 gennaio 2024