Il ministro Bonetti: «Family Act in fase di rifinitura»

La titolare della Famiglia intervenuta al Question time a Montecitorio. «Donne non devono essere costrette a scegliere tra l’essere madri e la professione»

La denatalità e la conciliazione vita – lavoro al centro dell’intervento di ieri pomeriggio, 19 febbraio, del ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti al Question time nell’aula di Montecitorio. «Le donne non devono essere costrette a scegliere tra l’essere madri e la carriera professionale», ha affermato. Quindi, rispondendo a un’interrogazione relativa al disegno di legge collegato alla legge di bilancio 2020 in materia di sostegno e valorizzazione della famiglia e di contrasto al fenomeno della denatalità, ha aggiunto che «certamente sono dati preoccupanti quelli che l’Istat ha certificato e che ci impegnano a dare risposte pronte ed efficaci a una situazione che da troppo tempo segna il nostro Paese: il calo delle nascite e un basso tasso di fecondità».

Per Bonetti, «si tratta di un problema multidimensionale che necessita di attivare processi multidimensionali, attraverso azioni integrate e coordinate».Un «cambio di passo», insomma, «necessario per un Paese che deve rimettersi in cammino e a cui dobbiamo restituire innanzitutto fiducia e speranza, su cui fondare la libertà di compiere scelte per il futuro, tra cui quella della genitorialità». A questo proposito, parlando del “Family Act” il ministro lo ha definito «una proposta integrata» che «in questi giorni è oggetto di rifinitura con il presidente Conte e gli altri ministri interessati e tutte le forze della maggioranza. La legge delega del “Family Act” – ha proseguito – prevede più capitoli: assegno universale per i figli, sostegno all’educazione, nuove norme per i congedi parentali, incentivi al lavoro femminile e sostegno all’autonomia giovanile».

Venendo nel merito della proposta, Bonetti si è soffermata sull’«assegno per ogni figlio fino ai 18 anni composto da una parte fissa universale e una variabile legata all’Isee della famiglia». Le risorse, ha chiarito, «si dovranno trovare nella riorganizzazione delle misure esistenti aggiungendole al fondo di oltre 2 miliardi già introdotto in legge di bilancio e alle nuove risorse che potranno essere trovate in fase di attuazione delle deleghe». Ancora, «con il “Family Act” si intende valorizzare l’educazione, anche quella non formale, tramite apposite misure di rimborso, defiscalizzazione delle spese con finalità educative sostenute dalle famiglie». In cantiere anche l’incentivazione del lavoro femminile nonché «l’armonizzazione dei tempi di vita, compreso quello del lavoro». Si pensa ad esempio all’«introduzione di un’indennità integrativa per il rientro al lavoro» e al ricorso a smart working e ad altre forme di flessibilità oraria.

Nelle parole del ministro, «un’adeguata normativa sui congedi parentali è fondamentale per affermare un principio di corresponsabilità tra padre e madre nella cura dei figli, promuovendo un processo culturale ormai indispensabile». Da ultimo, anche un accenno alla «promozione di percorsi di supporto all’autonomia e al protagonismo dei giovani, incentivandone il conseguimento dell’autonomia finanziaria e abitativa, la formazione e l’ingresso nella vita attiva».

20 febbraio 2020