Il ministero della Pace, “una scelta di governo”

Associazioni in rete per chiedere ai rappresentanti dei partiti una «nuova architettura di pace». A partire da un nuovo assetto dell’organizzazione ministeriale

“Una scelta di governo”. La fitta rete di realtà che si sta spendendo per l’introduzione in Italia di un ministero della Pace definisce così la richiesta presenta ai candidati alle elezioni parlamentari del 25 settembre in  una lettera appello, firmata, tra gli altri, da Comunità Papa Giovanni XIII, Azione cattolica italiana, Focsiv, Movimento dei Focolari, Pax Christi e Sermig. «Alla vigilia di un nuovo possibile conflitto mondiale e nel perdurare di una nuova ulteriore guerra che insanguina il continente europeo, risuona oggi con ancor maggior forza la proclamazione contenuta nella Carta delle nazioni Unite del ’45 per salvare le generazioni future dal flagello della guerra – si legge nel documento -. In tempi contemporanei paradossalmente le infrastrutture per la pace sono diventate ancora più imperative; è necessario un approccio strutturale nazionale di larga scala per il mantenimento e la promozione della pace, con un’architettura sostenibile e un nuovo assetto anche dell’organizzazione ministeriale», osservano.

Si tratta, insomma, di mettere in moto una nuova visione giuridico-politica che «rende non più procrastinabile l’auspicabile istituzione di un nuovo ministero, quello della Pace. Dall’esame delle norme costituzionali, che ancor oggi non hanno trovato una compiuta attuazione, si delinea il ruolo innovativo di un ministero della Pace, che non solo riteniamo essere la migliore struttura nazionale per l’attuazione del diritto alla pace ma anche per spazi della “ratio costitutionalis” ancor oggi mai colmati». In concreto, il nuovo dicastero «sposterebbe il paradigma verso una nuova architettura di pace, sostenendo e stabilendo attività che promuovano una cultura della pace nel Paese, con piani strategici strutturali nazionali pluriennali di cura mantenimento e promozione della pace», rilevano i firmatari del documento.

Non solo. Il ministero della Pace «garantirebbe un dialogo illuminato per elevare, articolare, indagare e facilitare soluzioni strategiche nonviolente ai conflitti interni e internazionali, fornirebbe all’interno del governo una competenza nella trasformazione nonviolenta dei conflitti, attraverso la quale si potrebbero attuare tutti gli spazi inesplorati della Carta. Un ministero della Pace – si legge ancora nel testo dell’appello – potrebbe espandere il lavoro dei costruttori di pace nazionali e internazionali mantenendo vivo il sogno del cambiamento nella filosofia di coloro che organizzano efficacemente la pace e la coesione sociale». Se è vero infatti che in Italia ci sono diversi organi – «consulte, comitati, osservatori» – che in modi differentisi occupano di promozione della pace e prevenzione della violenza, è vero anche che «manca “una cabina di regia istituzionale” per dar vita a un nuovo sistema nazionale per la promozione della pace. Il ministero per la Pace – è l’auspicio – potrebbe, in collaborazione con altri ministeri e gli altri organi istituiti presso amministrazioni statali, individua reazioni coordinate nazionali e finalmente dare il nome a una politica strutturale per la pace: promozione di politiche di pace, riallocazione delle risorse al bene comune, disarmo, monitoraggio industria degli armamenti e riconversione, difesa civile non armata e nonviolenta, prevenzione e riduzione della violenza sociale, qualificazione delle politiche di istruzione, mediazione sociale, riconciliazione e giustizia riparativa, trasformazione e gestione dei conflitti sociali». Il nuovo ministero, spiegano, «sarebbe finalmente quella “casa istituzionale” dei costruttori di pace di cui il nostro Paese va tanto fiero».

13 settembre 2022