Il magistero di Francesco e lo sguardo «in profondità» sui tempi che cambiano

La conferenza del segretario generale della Cei Baturi nel Centro convegni della Banca d’Italia. La centralità del tema della cura e «l’incontro vivo con l’amore di Cristo»

«Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo». Sono trascorsi quasi 10 anni da quel 13 marzo 2013 quando Papa Francesco, dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro, si presentava al mondo con queste parole. Da allora innumerevoli i gesti, i viaggi, gli incontri di Bergoglio, il cui «tratto fondamentale» è quello di essere protagonista di «un magistero molto aderente all’evoluzione storica» e capace di affrontare il cambiamento dei tempi non «con uno sguardo astratto» ma con uno «sguardo che scende in profondità». Lo ha detto l’arcivescovo Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, che questa mattina, 17 febbraio, ha tenuto la conferenza “Dieci anni di magistero sociale di Papa Francesco” nel Centro convegni Carlo Azeglio Ciampi della Banca d’Italia. Un incontro che ha trovato l’approvazione dello stesso Bergoglio, il quale in un messaggio a firma dell’assessore per gli Affari generali della segreteria di Stato Roberto Campisi e inviato al presidente dell’Ente nazionale per il microcredito Mario Baccini ha espresso apprezzamento per «le iniziative volte a favorire l’approfondimento del magistero sociale della Chiesa in vista di un generoso impegno dei fedeli laici nelle realtà temporali».

L’intervento di Baturi si è sviluppato sul tema della cura che si ritrova soprattutto nella “Fratelli tutti”, la terza enciclica di Francesco, e nella parabola del Buon samaritano che il vescovo di Roma richiama spesso nei suoi interventi. Il Papa «fa continuamente riferimento all’importanza del prendersi cura di chi ha bisogno di aiuto – ha detto il segretario generale Cei -, l’atto che definisce l’essere prossimi al fratello che ci rende anche soci della società. C’è una inscindibilità tra l’essere prossimo verso il fratello bisognoso e l’essere socio del patto che costituisce la nostra convivenza. In fondo la definizione della dottrina sociale della Chiesa da parte del Papa è strettamente connessa a questa creatività della carità».

Un pontificato, quello di Francesco, segnato da eventi mondiali come la pandemia e la guerra in Ucraina, solo per citare gli ultimi in ordine di tempo. Sempre ha mantenuto uno «sguardo contemplativo sulla storia», infondendo anche «speranza», ricacciando la tentazione di rassegnarsi, ha proseguito l’arcivescovo, ricordando che nei mesi di agosto e settembre 2020, in piena pandemia, Papa Francesco ha dedicato le udienze del mercoledì al ciclo di catechesi sul tema “Guarire il mondo”, soffermandosi sulla situazione generata dal Covid-19. «Sono state le catechesi forse più importanti e sistematiche sulla dottrina sociale della Chiesa – ha proseguito l’arcivescovo -. Le ha sviluppate in piena crisi pandemica perché voleva che il rinnovamento del mondo fosse strettamente connesso all’annuncio di Gesù Cristo presente».

Nelle parole di Baturi, quello del Papa «è uno sguardo che egli stesso definisce contemplativo sulla storia per rintracciare la bellezza dell’uomo, delle comunità, della natura, ma è assolutamente aderente all’evoluzione della storia perché il tema dell’incontro fa sì che il suo messaggio vivo, dell’annuncio dell’amore di Dio e della bellezza dell’incontro con Lui, possa svilupparsi aderendo alle circostanze storiche». In questi dieci anni il magistero di Francesco non si è basato «su principi che vanno applicati alla realtà ma sull’incontro vivo con l’amore di Cristo che avviene dentro la storia e che quindi è capace di implicazioni sociali perché tali da cambiare la struttura di una comunità e quindi il tema fondamentale per lui è l’incontro all’interno della storia tra gli uomini con l’amore di Dio, un incontro tale da cambiare le condizioni storiche e di permettere una evoluzione del mondo in senso più degno».

Il convegno, moderato dal vaticanista Piero Schiavazzi, si è tenuto nell’auditorium della Banca d’Italia che «per la prima volta nella propria storia ospita un appuntamento sul magistero sociale di un pontefice», ha rimarcato il presidente Baccini il quale, ricordando che il compito istituzionale dell’Ente è formare tutor, ha affermato che «anche il Santo Padre potrebbe essere assimilato a un Tutor. È un Tutor universale, che sin dall’inizio del proprio ministero promuove instancabilmente l’inclusione sociale e finanziaria di coloro, a volte intere categorie sociali, a volte interi Paesi, che ne sono esclusi».

Ad aprire l’incontro, al quale hanno partecipato tra gli altri il cardinale decano Giovanni Battista Re, il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, i ministri per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e per lo Sport Andrea Abodi, è stato aperto dal saluto del vicedirettore generale della banca Piero Cipollone, il quale ha sottolineato la necessità di «recuperare la consapevolezza della centralità del nostro ruolo e dell’importanza dei valori a cui si ispirano i nostri comportamenti».

17 febbraio 2023