Il grido di Roma: «Pace subito»

Il flashmob in piazza del Campidoglio per chiedere il cessate il fuoco in Palestina, in Ucraina e in tutte le terre dilaniate dalla guerra. Cattolici e laici insieme, per ribadire che «è necessario fermare la corsa al riarmo», con un’Europa «forte soprattutto nei negoziati»

Il tintinnio delle chiavi agitate in aria, i fumogeni colorati lanciati dagli studenti e il grido “Pace subito” che risuona forte e chiaro. Una leggerissima pioggia scende sul Campidoglio, mentre un bambino prova a sventolare sorridendo una bandiera nettamente più grande di lui. A due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, in occasione della Giornata nazionale di mobilitazione nelle città italiane promossa da “Europe For Peace” e Assisi Pace Giusta”, sabato mattina, 24 febbraio, nella piazza del Campidoglio, si è svolto un flashmob per chiedere il cessate il fuoco in Palestina, in Ucraina e in tutte le altre terre dilaniate dalla guerra, come il Sudan e il Myanmar. “Stop al massacro”, si legge su uno striscione, mentre una grande bandiera della pace viene portata in corteo lungo la scalinata, sorretta dai manifestanti presenti. E lì si ferma per qualche minuto, catturando l’attenzione di molti passanti che alzano la testa per ammirare il colpo d’occhio.

campidoglio, europe for peace, 24 febbraio 2024
(foto: diocesi di Roma/Gennari)

In duecento hanno partecipato all’iniziativa, promossa da numerose associazioni, comprese Acli, Cgil, Anpi, Forum del terzo settore e Rete dei Numeri Pari. Cattolici e laici uniti per lanciare il messaggio universale della pace. «Ci sono qui tanti mondi, con tante radici di appartenenza differenti, ma con un unico obiettivo. Vogliamo dire stop alle follie delle guerre senza se e senza ma», sottolinea Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia, mentre in una mano stringe la bandiera della pace, così come fanno tutti gli altri manifestanti presenti. «Dobbiamo costruire la pace perché nelle guerre perdono la vita molte vittime innocenti, mentre chi ci guadagna sono i trafficanti d’armi. E questo è disgustoso. È necessario lavorare in maniera seria con la diplomazia per costruire ponti di pace. Vogliamo un’Europa forte anche in questo, soprattutto nei negoziati», sono ancora le sue parole.

Le ha fatto eco Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ha ribadito l’importanza della collaborazione tra le associazioni laiche e cattoliche. «È molto importante essere qui tutti insieme perché la cultura della pace significa affermare un modello di vita e di lavoro fondato sulla dignità delle persone – ha detto ai giornalisti -. C’è bisogno di pace, diplomazia e politica. È necessario fermare la corsa al riarmo. Si sta investendo in armi, quando invece bisognerebbe farlo in lavoro, sicurezza, salute e cura dell’ambiente. Senza pace non c’è nemmeno la possibilità di dare un futuro al mondo, al Paese e alle persone – ha aggiunto -. Bisogna fermare questa logica di guerra pericolosissima che aumenta anche la violenza dei rapporti sociali tra gli uomini», ha concluso.

Sulla necessità di un intervento più significativo della politica internazionale è intervenuta anche Marina Pierlorenzi, presidente provinciale dell’Anpi Roma, che ha sottolineato: «Pensavamo di non rivivere momenti così drammatici dopo la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dal nazi fascismo. Noi siamo per un cessate il fuoco indiscriminato, affinché prevalga la ragione e perché gli organismi internazionali facciano il loro dovere a partire dall’Onu, ma è necessario che anche l’Europa si faccia sentire. Pensiamo soprattutto ai bambini – ha aggiunto -. C’è una generazione distrutta, ma ci sono anche coloro che porteranno dentro di sé l’odio e il senso di rancore che una guerra così atroce può seminare nelle coscienze».

26 febbraio 2024