Il grido degli iraniani a Roma: «Libertà per l’Iran»

A un anno dall’uccisione di Mahsa Amini, manifestazioni nella Capitale e in altre città d’Italia. In testa al corteo, donne di tutte le età con lo striscione “Donna, vita, libertà”, il grido della rivoluzione. Un anno dopo, «la situazione non è cambiata»

Una ragazza indossa un paio di occhiali da sole e regge tra le mani un pezzo di stoffa rosso. «Say her name. Mahsa Amini», c’è scritto sopra. Spesso, mentre cammina in corteo, piange e nasconde il viso dietro la bandiera tricolore di Teheran. Ha l’età di Mahsa. “Libertà, libertà per Iran”, gridano i centinaia di giovani iraniani a Roma, mentre sfilano lungo via Cavour per la manifestazione organizzata nel giorno dell’anniversario dell’uccisione di Mahsa Amini, lo scorso sabato 16 settembre. In testa al corteo donne di tutte le età reggono lo striscione su cui è stampato il grido della rivoluzione: “Donna, vita, libertà”. Fanno sentire la propria voce, portano i capelli sciolti e vestono all’occidentale, tutto quello che il regime dell’ayatollah Khamenei sta impedendo di fare alle donne iraniane in patria.

La mobilitazione di sabato, organizzata a Roma, a Milano e in altre città italiane da tredici associazioni civili della comunità iraniana in Italia, è partita nel primo pomeriggio da piazzale Esquilino. Centinaia le persone scese in piazza per ricordare Mahsa Amini, morta a poco più di vent’anni nel carcere di Teheran dove era stata condotta con l’accusa di non aver indossato in modo corretto il velo. Il movimento internazionale di protesta non si è mai fermato durante tutto l’anno. Forough tiene in alto un cartellone nero con i volti dei 185 passeggeri iraniani dell’aereo abbattuto in circostanze ancora non chiare nel 2020. «Porto in corteo questi innocenti perché qui noi siamo la voce degli iraniani rimasti nel Paese – ha raccontato la donna, in Italia dal 2012 -. Loro non hanno la libertà di dire quello che pensano. Oggi ricordiamo Mahsa, perché per noi è un eroina, lei ha perso la sua vita per la mia e per quella di tutte le donne iraniane».

Il volto della ragazza ventiduenne è diventato l’icona delle proteste contro il regime degli ayatollah. Il suo sorriso è su tutti i cartelli, sugli striscioni. Ma non solo il suo. In corteo, l’associazione “Donna, vita, libertà”, arrivata a Roma da Firenze per la manifestazione, porta anche decine di cartelloni con nomi, volti e storie di giovani donne e uomini uccisi negli ultimi mesi, incarcerati o torturati per aver inneggiato alla democrazia. Come Nika Shakarami, 17 anni, uccisa poco dopo Mahsa, in Iran, durante le manifestazioni nell’ottobre scorso; o Saman Seyedi, rapper di 27 anni, che sta aspettando l’esecuzione a Teheran, dopo aver subito torture mentali e fisiche. «Siamo qui perché è passato un anno intero ma la situazione in Iran non è cambiata – ha spiegato Zoia, italiana figlia di genitori iraniani, da Firenze -. Fa male, perché le televisioni non ne parlano, sembra che la situazione si sia normalizzata ma non è assolutamente così. Stanno impiccando una quantità esorbitante di giovani. I miei parenti nel Paese mi hanno detto che negli ultimi giorni la polizia del regime ha arrestato gente per aver detto una parola, solo per essere scesi in strada a protestare pacificamente».

Tra la folla, sono in tanti i giovani iraniani che cantano in corteo coperti da cappelli, mascherine e occhiali da sole per non farsi riconoscere. Sono quelli che hanno più da perdere, che rischiano anche a migliaia di chilometri da casa. Che non possono rivelare neppure il loro nome, per non mettere in pericolo le proprie famiglie rimaste in Iran. «È un giorno molto importante per noi – dicono tre studenti giovanissimi, in Italia da cinque anni, di cui non si può scrivere il nome – perché un anno fa hanno ucciso Mahsa. E dopo di lei hanno ucciso altri iraniani, tutti belli, piccoli, che volevano solo la libertà, un diritto degli esseri umani, niente più. Vogliamo libertà e democrazia». Del mondo politico hanno partecipato il Partito democratico, con la presenza del deputato Giuseppe Provenzano, e una rappresentanza del Partito radicale, che da un anno presidia l’ambasciata iraniana a Roma. «Abbiamo l’obbligo di ricordare le vittime del regime iraniano – ha sottolineato l’ex ministro dem, -. Tutto quello che riguarda Teheran riguarda anche noi, perché si tratta della lotta per la libertà. Le istituzioni italiane devono fare di più». Anche tanti italiani hanno preso parte al corteo, tra cui una rappresentanza dell’Anpi.

“Italia bella mia, sii la voce mia!”, cantano senza mai fermarsi i manifestanti, commossi, mentre il corteo arriva a via dei Fori Imperiali. Sventolano le bandiere iraniane, così simili ai tricolori italiani. Così simili alla democrazia che sognano.

18 settembre 2023