Il Giubileo dei diaconi, tra incontri e preghiera

Il 29 maggio la Messa del Papa con l’icona di S. Maria in Portico. In Italia sono 4.300; 120 nelle parrocchie romane: il più giovane ha 42 anni, il più anziano 90

Il 29 maggio la celebrazione del Papa con l’icona di Santa Maria in Portico. In Italia sono 4.300; 120 nelle parrocchie romane: il più giovane ha 42 anni, il più anziano 90

A cinquant’anni dalla ricostituzione del diaconato permanente, avvenuta grazie al Concilio Vaticano II, i diaconi di tutto il mondo arrivano a Roma il 27 maggio per il loro Giubileo. Organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, è articolato in tre giorni: da venerdì 27 a domenica 29, quando Papa Francesco presiederà la Messa. Per l’occasione sarà traslata ed esposta l’icona di Santa Maria in Portico. Sabato 28, alle 16.30, l’icona sarà traslata, in processione, da Santa Maria in Campitelli a San Salvatore in Lauro: la sua devozione popolare si fonda su un’apparizione mariana avvenuta nel 524 al Papa Giovanni I e alla nobile romana santa Galla che accoglieva i poveri e i pellegrini nel portico della sua casa. Domenica alle 8 raggiungerà piazza San Pietro.

Sono oltre 4.300 i diaconi in Italia e hanno un’età media di 60 anni. Centoventi quelli che prestano servizio nelle parrocchie di Roma: il più giovane ha 42 anni, il più anziano 90. Su invito del cardinale vicario Agostino Vallini, tutta la comunità del diaconato permanente di Roma parteciperà al Giubileo. «È una vocazione in aumento in Italia con una percentuale maggiore al Sud e al Centro rispetto al Nord. Siamo primi in Europa e secondi nel mondo dopo gli Stati Uniti», afferma Enzo Petrolino, presidente della comunità del diaconato in Italia. Il Giubileo dei diaconi sarà l’occasione, anche attraverso due catechesi, per riscoprire l’importanza che il ministero compie al servizio della liturgia e della carità.

I diaconi di Roma si sono preparati con tre ritiri spirituali: uno all’inizio dell’anno, uno in Avvento e l’ultimo in Quaresima; e diversi appuntamenti di lectio divina sulle opere di misericordia. All’appuntamento però sono attesi partecipanti da tutto il mondo: saranno suddivisi in varie chiese secondo l’appartenenza linguistica. I gruppi italiani saranno ospitati nella chiesa di Santa Maria in Vallicella e nella basilica di Sant’Andrea della Valle. Gli inglesi nella basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini e in quella di Santa Maria sopra Minerva, dove si raduneranno anche i gruppi di lingua tedesca e portoghese. Nella basilica di San Marco al Campidoglio si ritroveranno i diaconi che parlano lo spagnolo.

Non solo preghiera, ma anche incontri di approfondimento scandiranno il programma: «Il diacono: immagine della misericordia per la promozione della nuova evangelizzazione nella famiglia, nella pastorale e nell’ambiente di lavoro» è il tema della catechesi in programma per venerdì 27 maggio alle 16. Sabato, alla stessa ora, è previsto l’incontro «Il diacono: chiamato a essere dispensatore della carità nella comunità cristiana». I gruppi avranno inoltre la possibilità di visitare le sette chiese dedicate a san Lorenzo martire, primo diacono. Sabato 28, dalle 9 alle 14, i partecipanti raggiungeranno San Pietro in pellegrinaggio per attraversare la Porta Santa e visiteranno le tre chiese giubilari nelle quali sarà possibile confessarsi con i missionari della Misericordia e partecipare all’adorazione eucaristica. La conclusione domenica 29: la Messa sarà celebrata dal Santo Padre alle 10.30, in piazza San Pietro. Tutti i diaconi, che riceveranno la stola giubilare, entreranno in processione.

«È l’occasione buona per capire cosa pensa e cosa si aspetta il Papa dai diaconi permanenti», dichiara Petrolino. Diacono della diocesi di Reggio Calabria dal 1983, 68 anni, è coinvolto nella comunità ecclesiale fin da ragazzo. È inoltre direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e dialogo interreligioso nella sua diocesi e ogni anno organizza un convegno per il dialogo tra ebrei e cristiani. «Credo che il compito di un diacono non sia solo quello di occuparsi della liturgia – dice -, ma di uscire fuori dalle mura della chiesa, incontrare la gente, evangelizzare». A Roma, gli fa eco monsignor Nicola Filippi, delegato diocesano per il diaconato permanente, «stiamo accentuando molto quella che era la dimensione originaria del diacono, quindi la testimonianza della carità, cercando di sottolineare come il diacono sia anche chiamato a educare la comunità cristiana nella carità. A tal proposito collaboriamo con l’Ordine di Malta e l’Elemosineria distribuendo pasti ai poveri il martedì alla Strazione Termini e il giovedì alla Stazione Tiburtina. Alcuni diaconi, poi, sono volontari presso la mensa del centro della Croce Rossa». «Quando fu istituito il diaconato, i fedeli erano molto diffidenti; pian piano hanno compreso e apprezzato anche il nostro ruolo», afferma Paolo Serafini, uno dei fondatori delle comunità Gesù Risorto e diacono da 31 anni. È stato uno dei primi sette diaconi ordinati a Roma dopo 1.500 anni.

25 maggio 2016