Il giornalista e il boss, “Socialmente pericolosi”

L’amicizia tra l’inviato Fabio Venditti e Mario Savio, camorrista all’ergastolo, in un film girato a Rebibbia. Il frutto: una scuola di tv nei Quartieri Spagnoli

L’amicizia tra l’inviato tv Fabio Venditti e Mario Savio, camorrista all’ergastolo per omicidio, raccontata in un film girato a Rebibbia. La scuola di tv nei Quartieri Spagnoli

Un giornalista televisivo deve realizzare un reportage tra le mura del carcere di Sulmona. Nel reparto di massima sicurezza ottiene di intervistare il boss dei quartieri Spagnoli di Napoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio, avvenuto a Milano, di un boss della ‘ndrangheta calabrese. Fin qui nulla di strano se non fosse che tra i due, nati a soli due giorni di distanza (15 febbraio 1954 il reporter e 17 febbraio 1954 il boss), nasce «un’amicizia fraterna» tanto che, quando il killer si ammala gravemente, il giornalista si offre di ospitarlo nella sua abitazione romana per permettergli di ricevere le cure adeguate, riuscendo ad ottenere per lui gli arresti domiciliari.

È la vera storia di Fabio Venditti, inviato Rai fino al 2003 e caporedattore Mediaset fino al 2012, e di Mario Savio, boss della camorra, che presto sarà al cinema con il film di Venditti “Socialmente pericolosi” prodotto da Massimo Spano e da Michelangelo Film con Rai Cinema. Il film sarà proiettato in anteprima assoluta il 24 gennaio a Casoria, il 25 a Venezia e il 26 a Milano. Protagonisti principali Vinicio Marchioni (il Freddo di Romanzo Criminale) e Fortunato Cerlino (già visto nei panni del boss della serie Gomorra). Nel cast anche Massimo Wertmüller​, Alberto Gimignani​, Massimiliano Buzzanca​, Emidio Lavella​. Molte scene sono state girate all’interno del carcere di Rebibbia. I detenuti, che, insieme agli agenti di Polizia Penitenziaria, interpretano se stessi, per la prima volta lavorano al fianco di attori professionisti e firmano la collaborazione alla sceneggiatura perché, coordinati da Antonio Turco, hanno scritto i testi delle scene evidenziando la rivalità esistente tra i reclusi romani e quelli napoletani. La pellicola racconta anche di un gruppo di ragazzi dei Quartieri Spagnoli di Napoli protagonisti e coautori di due documentari trasmessi da TG2 Dossier (Le compagne di Gilda e Quartieri Spagnoli Italia).

Venditti e Savio, autori nel 2006 del libro “La mala vita. Lettera di un boss della camorra al figlio”, si sono conosciuti in occasione dell’intervista che il giornalista realizzò per “Buona Domenica”, trasmissione di Canale 5 condotta all’epoca da Maurizio Costanzo. Amicizia che, come ha ammesso lo stesso Venditti, ha completamente cambiato la sua vita professionale e i suoi equilibri quotidiani. «Quando abbiamo scritto il libro ci siamo frequentati per otto mesi e siamo subito entrati in empatia – racconta il giornalista -, per questo quando si è ammalato mi sono sentito in dovere di aiutarlo». Tramite il boss, Venditti entra in contatto con una realtà che non conosceva, quella dei quartieri Spagnoli di Napoli: «Un mondo a parte, diverso anche dalla realtà partenopea» dove i ragazzi non hanno alle spalle una figura di padre «perché morto, o in carcere o semplicemente li ha abbandonati»; dove la figura dell’uomo adulto non è riconosciuta e dove oggi ci sono delle baby gang composte da ragazzi appena 17enni «che si ammazzano per il controllo di un angolo di strada».

Il giornalista decide quindi di lasciare la professione per aprire una scuola di televisione proprio nei quartieri Spagnoli, un’idea che lui stesso definisce «folle» ma che lo ha reso felice. Otto i ragazzi, quasi tutti ventenni, che il giornalista ha “strappato” alla strada ottenendo la frequenza costante della scuola: tra questi il figlio minore di Savio che ora gestisce un bar a Napoli. Uno ha recitato anche in “Gomorra”, un altro lavora in un ristorante e uno fa il barista. «Cresciuti nella certezza che soltanto la prepotenza vince, oggi hanno imparato le regole del mondo per tanto tempo ignorate – spiega Venditti -. La prima cosa che colpisce nei Quartieri Spagnoli è la violenza radicata in questi ragazzi fin da bambini, per loro è impensabile che uno proveniente da “fuori” faccia una cosa soltanto perché giusta e per passione».

Venditti ora desidera andare avanti con il progetto, inserire nel gruppo anche le donne e magari aprire una scuola di televisione anche a Roma. «Dal punto di vista della “confezione” di un prodotto, l’esperienza sul set con Vinicio Marchioni e Fortunato Cerlino è stata la più forte di tutta la mia vita – conclude -. Quando lavoravo in Rai ho girato il mondo ma la condivisione che nasce nel preparare e girare le scene di un film non ha paragoni. I protagonisti si sono perfettamente immedesimati nei personaggi riuscendo ad esternarne anche i sentimenti più profondi. Vinicio ha studiato me e mi ha riproiettato con una fedeltà assoluta».

11 gennaio 2017