Il Gemelli primo centro nel Lazio per i trapianti di rene

La struttura ospedaliera primo riferimento anche nel centro-sud per i trapianti da vivente. Il punto alla vigilia della Giornata nazionale per la donazione, il 16 aprile

Alla vigilia della Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti, il 16 aprile, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, primo polo del Centro-Sud per il trapianto di rene da vivente, fa il punto della situazione con una tre giorni informativa, dal 17 al 19 aprile, in un’area presso l’ingresso principale. Il desk, aperto dalle 10 alle 16, sarà presidiato da coordinatrici trapianti, medici (chirurghi, nefrologi), psicologi, infermieri della dialisi e del reparto trapianti e pazienti trapiantati, che daranno informazioni su donazioni e trapianti. Sarà inoltre disponibile materiale cartaceo esplicativo e saranno proiettati video illustrativi sulla donazione. Infine, ci sarà la possibilità di esprimere il proprio parere in vita, il consenso alla donazione, che poi verrà registrato nel sistema informativo del Centro nazionale trapianti, in collaborazione con l’Associazione italiana per la donazione di organi tessuti e cellule (Aido).

Donare un organo «è una procedura che si pratica da 70 anni – ricorda Giuseppe Grandaliano, direttore dell’Unità operativa complessa di Nefrologia del Gemelli e ordinario di Nefrologia al campus di Roma della Cattolica -. Il primo trapianto è stato effettuato con un rene da vivente nel 1954; negli anni ’60 sono arrivati i trapianti di cuore, polmone, fegato. Nel caso della donazione da cadavere – aggiunge -, con un singolo atto di donazione si restituisce la vita ad almeno 9 persone (reni, cuore, polmoni, pancreas, intestino, fegato e cornee). E non bisogna avere paura a donare perché l’Italia ha una delle legislazioni tra le più stringenti del mondo». Eppure, riferisce, «le opposizioni alle donazioni da cadavere anche al Gemelli sono ancora il 30%, in linea con il dato nazionale; solo il 70% delle famiglie interpellate dona».

Ancora meno nota la possibilità della donazione d’organo da vivente. È possibile donare in vita un rene o una porzione di fegato e, dal 2012, è consentito in Italia anche il trapianto parziale tra persone viventi di polmone, pancreas e intestino. Grande copertura mediatica ha ricevuto di recente la storia di quel padre che ha donato un polmone al figlio di 5 anni. Ma i trapianti da vivente di più lunga tradizione e le migliori possibilità di riuscita sono quelli di rene. «Le tre domande che riceviamo sempre in ambulatorio dai potenziali donatori di rene – rivela Jacopo Romagnoli, responsabile della Uos Trapianti di rene del Gemelli e docente di Chirurgia generale alla Cattolica di Roma -, sono: quanto dolore avrò? Quanto resterò ricoverato? Finirò in dialisi? Il prelievo del rene avviene in laparoscopia – spiega -, è mininvasivo e questo garantisce la pressoché assenza di dolore (o comunque ben controllato dai farmaci); il ricovero per il donatore non dura dunque più di 3-4 giorni. E di certo non c’è alcun pericolo di finire in dialisi, visto che la selezione dei donatori è molto severa: solo la metà dei “candidati donatori” passa l’esame; gli altri vengono scartati. Chi supera questa selezione così ferrea è dunque un campione di salute; donare un rene, non pregiudicherà il suo stato di salute».

Non solo: i donatori, aggiunge ancora Grandaliano, «entrano in un programma di follow up dedicato e sono seguitissimi nel tempo. Ci sono evidenze scientifiche molto solide che dimostrano come i rischi per un donatore siano bassissimi e che, a lungo termine, i donatori vivano in media più a lungo della popolazione generale. Abbiamo 320 pazienti in lista attiva per un trapianto di rene quest’anno; tutti sono stati informati anche sull’opzione della donazione da vivente (sono 50 le coppie donatore-ricevente in studio al momento). Il trapianto di rene da vivente ha un importante vantaggio, rispetto a quello da donatore deceduto – chiarisce -: quello di evitare la dialisi al paziente. Certo, possiamo mettere in lista trapianto anche un paziente non ancora in dialisi, ma l’attuale algoritmo di allocazione, il criterio con il quale vengono assegnati i reni da donatore deceduto, sfavorisce le persone non in dialisi perché a pesare molto, al di là della compatibilità, è l’anzianità dialitica. La donazione di un rene da vivente evita invece al malato di andare in dialisi, offrendogli un trapianto della migliore qualità, che garantisce i risultati migliori. Insomma, il trapianto di rene da donatore vivente prima della dialisi, dovrebbe diventare la regola».

Attualmente nel contesto europeo l’Italia si colloca al terzo posto per le donazioni dopo Spagna e Francia; la Toscana è la Regione con il più alto tasso di donazioni. Lo scorso anno le donazioni di organi solidi hanno superato il numero di 1.800 e questo ha portato ad un aumento del numero dei trapianti (3.887, +2,5%) e fatto segnare un record per i trapianti di fegato (1,474, + 5,6%) e di polmone (138, +17,9%). Nel 2022 è stato inoltre registrato il miglior risultato di sempre in Italia per la donazione di midollo osseo e staminali ematopoietiche (329 donazioni e 961 trapianti). Fin qui le buone notizie. Purtroppo, i ‘no’, cioè le opposizioni alla donazione sono ancora troppi, intorno al 30%. Per questo è necessario far luce su questo argomento, sgombrando il campo da dubbi e paure. Nel Lazio ci sono 21 donatori per milione di abitanti, poco sotto la media nazionale (24 per milione). Per quanto riguarda i trapianti di rene da vivente, Padova e Bologna sono i primi centri in Italia; il Gemelli è il terzo in Italia e il primo del Lazio e del Centro-Sud.

14 aprile 2023