Il film dei Dardenne, parabola civile e sociale

Uscito il loro nuovo film “Due giorni , una notte”, in concorso al recente festival di Cannes: una parabola civile e sociale, attraverso una regia asciutta e intensa, ben supportata dalla presenza di Merion Cotillard

Nati in Belgio (Jean Pierre nel 1951, Luc nel 1954), i fratelli Dardenne hanno realizzato a partire da La promesse (1996) alcuni titoli che sono diventati tappe di una cronaca dell’Europa tra cambiamenti e contraddizioni. Privilegiando le ragioni interiori su quelle politico-collettive, propongono ora il loro nuovo film, Due giorni, una notte, in concorso al recente festival di Cannes e uscito lo scorso fine settimana. L’attenzione è puntata subito su Sandra (Marion Cotillard), impiegata in una piccola azienda che produce pannelli solari. Individuata come l’anello debole del gruppo in quanto reduce da una forte crisi depressiva, rischia il licenziamento.

Al momento di andare via, gli altri dipendenti riceveranno un bonus di 1.000 euro. Facendo forza su se stessa, Sandra ottiene che la votazione venga ripetuta stavolta con il voto segreto. E ha 48 ore di tempo per convincere i colleghi ad esprimersi in suo favore nella replica del lunedì mattina. Da una parte dunque la perdita del lavoro, dall’altra la sottrazione di un bonus fin troppo prezioso per tutti gli altri. Siamo nell’Europa occidentale stretta nella crisi economica, siamo in un contesto sociale avanzato dove la collettività vive (forse) mediamente bene, ma i singoli mordono il freno, coppie e famiglie devono mettere in conto rinunce, progetti da rinviare, desideri da accantonare.

Su questo scenario, purtroppo ben conosciuto, il copione interviene con un approccio inedito e imprevisto. I due registi fanno in modo che il tono di denuncia, polemico e di protesta non prevarichi mai quello umano, interiore, solidale. Sandra è una donna che deve superare impacci, timidezze, incertezze (centrale il momento in cui lei per prima giustifica il rifiuto dei suoi colleghi) ma trova i migliori alleati nei due figli adolescenti e, soprattutto, nel marito Manu, che le sta vicino, la incoraggia, la supporta in ogni momento. Non diremo in anticipo la soluzione finale che emerge il lunedì mattina, ma è un esito che i due autori osservano e restituiscono con uno sguardo carico di una pulizia etica totale, un afflato misurato e improntato ad una moralità assoluta, priva di retorica, ideologia, didascalismi.

Ne deriva una parabola civile e sociale, attraverso una regia asciutta e intensa, ben supportata dalla presenza di Merion Cotillard che si cala nel ruoli di Sandra con la semplicità, la naturalezza della donna comune, capace di sopportare grandi dolori, nascondendosi per il pudore di non farsi vedere quando cede al pianto. Sandra rappresenta così tutti coloro che mettono comprensione, cuore e ragione davanti a egoistici interessi individuali. Un film adatto per molte riflessioni e dibattiti.

 

18 novembre 2014