Il figlio della donna morta per una pallonata: «Placare gli animi»
Al Santissimo Sacramento i funerali di Tilde Procesi. Il parroco don Maurizio Mirilli: «Creare un’alleanza educativa aiutandosi reciprocamente»
Una disgrazia della quale rammaricarsi ma senza «esacerbare gli animi e fare violenze nei confronti di nessuno». Durante i funerali di Tilde Procesi, la donna di 82 anni deceduta mercoledì 12 settembre a causa di una pallonata a largo Agosta, zona Tor de’ Schiavi, il figlio, Stefano Lucaferri, torna a lanciare un messaggio di pace. C’era tanta gente questa mattina, mercoledì 19 settembre, nella parrocchia Santissimo Sacramento per l’ultimo saluto ad una donna «buona e tranquilla» che passeggiava sempre con il suo cagnolino Chicco.
Fin dalle prime ore dopo la tragedia Stefano, cresciuto nel quartiere alla periferia est di Roma, ha detto a gran voce di non provare rancore nei confronti di nessuno. Anche lui ha trascorso la sua infanzia giocando a calcio con gli amici per le strade adiacenti a largo Agosta. «Forse c’erano solo un po’ più di rispetto e una soggezione dell’adulto diversi – ha rimarcato -. Il nostro compito di genitori è far rimanere vivi questi valori nelle nuove generazioni». Questo non è il tempo di «discorsi inutili» ma di pensare che la cosa più importante sia l’educazione da impartire ai ragazzi. Accanto a lui la figlia adolescente. «Non avevamo bisogno di una lezione del genere – ha detto – ma spero che serva per farle comprendere come ci si deve comportare». Con voce rotta dalla commozione l’uomo ha lanciato un monito a stare più attenti e ad avere maggiore rispetto gli uni per gli altri e a «placare gli animi. È quello che vi chiederebbe anche mia madre».
La morte di Tilde deve richiamare l’intera comunità alla riflessione e all’unità, ha affermato il parroco, don Maurizio Mirilli. Tragedie simili che hanno distrutto due famiglie, quella dell’anziana e quella del bambino coinvolto, «ci costringono a fermarci e a riflettere sul fatto che c’è una vera emergenza educativa». Per il sacerdote la morte di Tilde chiama in causa tutti: le famiglie, la Chiesa, le istituzioni, la politica che oggi fanno molta fatica ad educare i ragazzi. È quindi necessario fermarsi e riflettere quanto sia indispensabile «creare un’alleanza e stringere un patto educativo aiutandosi reciprocamente». Rivolgendosi alla comunità che affollava la chiesa ha invitato tutti a fare un passo indietro «e a non puntare il dito contro nessuno» perché spetta agli organi preposti fare piena luce sull’accaduto, e un passo avanti «tendendo la mano verso chi ha bisogno» in primo luogo i genitori che non sono da colpevolizzare ma da aiutare.
Intorno al dolore della famiglia oltre ai tanti amici si sono stretti anche il presidente del V Municipio, Giovanni Boccuzzi, l’assessore municipale alle politiche culturali, sportive e giovanili Maria Teresa Brunetti, il consigliere Monia Maria Medaglia e il presidente della VI commissione capitolina, Eleonora Guadagno.
È proprio alle istituzioni che don Maurizio si è rivolto chiedendo la manutenzione e il controllo dei parchi della zona e la realizzazione di posti pensati a misura di bambino e dell’anziano. Riferendosi alla dura diatriba verbale scaturita soprattutto sui social network, il sacerdote ha ribadito che «la guerra e la violenza non portano a nulla. Dobbiamo trovare la forza dell’unità perché divisi non risolveremo i problemi della piazza e della convivenza civile».
19 settembre 2018