Il Festival di Sanremo non si vince con i followers

Paolo Zaccagnini, decano dei critici musicali, interviene sulla kermesse in onda su Raiuno dal 7 all’11 febbraio, la quarta di Amadeus come direttore artistico e conduttore
 

Chiedere un parere sull’imminente edizione del Festival di Sanremo a Paolo Zaccagnini, decano dei giornalisti musicali italiani, riconoscibilissimo ancora dalla lunga barba bianca stile ZZ Top, firma storica de Il Messaggero, 19 presenze al Festival della canzone italiana (tra il 1986 e il 2005), uno che ha partecipato come attore ai film di Nanni Moretti Io sono un autarchico ed Ecce Bombo, amico intimo di Renato Zero, di Lou Reed, Bruce Springsteen e Madonna, per citarne alcuni, è come aprire il vaso di Pandora della discografia contemporanea. «Oggi ‘sti giovani si pensano di vincere il Festival con il telefonino», dice. Ma andiamo con ordine.

La kermesse 2023 andrà in onda dal 7 all’11 febbraio, ed è la quarta targata Amadeus nella veste di direttore artistico e conduttore, quest’anno affiancato da Gianni Morandi (tutte le sere), Chiara Ferragni (prima serata e finale), Francesca Fagnani (seconda serata), Paola Egonu (terza serata) e Chiara Francini (quarta serata). Sono 28 i big protagonisti, tra cui grandi ritorni come Giorgia (con la canzone “Parole dette male”), Anna Oxa (“Sali – Canto dell’anima –”), Paola e Chiara (“Furore”), Gianluca Grignani  (“Quando ti manca il fiato”), Marco Mengoni (“Due vite”), tra i favoriti,  reunion importanti come Articolo 31 (“Un bel viaggio”) e Cugini di Campagna (“Lettera 22”), ma anche assolute novità per l’Ariston, come Lazza (“Cenere”), Ariete (“Mare di guai”), LDA (“Se poi domani”), Leo Gassman (“Terzo cuore”), Rosa Chemical (“Made in Italy”), Shari con la canzone Egoista, gIANMARIA (“Mostro”), Colla Zio (“Non mi va”), Sethu (“Cause perse”), Mara Sattei  (“Duemilaminuti”), Will  (“Stupido”), Olly (“ Polvere”), Mr.Rain (“Supereroi”). Tornano anche: Ultimo (“Alba”), Tananai (“Tango”), Madame (“ Il bene nel male”), Elodie  (“Due”), Modà (“ Lasciami”), Colapesce, Dimartino (“ Splash”), Levante con (“Vivo”) E Coma_Cose (“L’addio”). Zaccagnini, o Zac, per gli addetti ai lavori, risponde dall’Irlanda, terra di origine della moglie, dove ormai si è ritirato 11 anni fa, con la stessa arguzia e ironia di sempre.

Recentemente hai dichiarato: «La musica di oggi? Non esiste. Il passato? Irripetibile», questo Sanremo ne è la conferma?
Certo che sì. Se hanno aggiunto tra gli ospiti al Festival Ornella Vanoni, che ha 88 anni, Morandi, Ranieri, Albano con voci straordinarie, che hanno fatto i festival di una volta, hanno 240 anni in 3 (!), ma che dobbiamo dire?

Una nipote, ventenne, l’altro giorno mi ha detto: «Giorgia non c’entra niente al Festival». Lei, naturalmente, di italiano ascolta quel tutt’altro ben rappresentato in questa edizione. Che ne pensi?
Io penso che il duetto con Elisa sarà il momento più alto del Festival. Questi giovani stanno qualche stagione e poi scompaiono. È un problema della musica italiana di oggi.

Ma quando è cominciato il declino a tuo parere?
Quando sono arrivate le radio libere, ma vale per tutti. Io ho visto cose a Sanremo che se ci penso non dormo più! Penso ai Pasadenas. La casa discografica ci sollecitò per andare a vederli, per loro erano un capolavoro, ma io, niente, non li avevo mai visti e sentiti e sono andato apposta a Londra a sentire un gruppo che è scomparso la settimana dopo? Il problema è che non ci sono più i produttori e i musicisti di una volta. Quando al Festival non si fa lavorare uno come Peppe Vessicchio, dopo 22 anni, c’è qualcosa che non funziona. Ma questo qualcosa non è un problema della musica, ma riguarda altre cose. È il business che gira intorno, le serate, le feste paesane, ed è triste. Sanremo non è mai stato professionale. Ci va la gente per piazzare le serate, le tournée. Gli stessi Depeche Mode, che sono un grandissimo gruppo di tutto rispetto, sono stati inviati perché hanno il tour quest’estate!

Insomma non vale la pena vedere il Festival? Lo sconsiglieresti?
No, è come dire: sconsiglieresti di mangiare la pasta? No, perché è l’Italia. Sono più di 70 anni che lo fanno. Penserei magari di farlo in maniera diversa.

Tipo?
Ad esempio, escluso Marco Mengoni, non farei cantare quelli che vengono fuori dai talent. Prendiamo Marco Carta e Valerio Scanu, che magari vincono pure, ma poi? Mi canti cinque pezzi di questi qua!

Al massimo uno ciascuno!
Mi canti cinque pezzi di Elton John! O cinque dei Beatles! Di Lucio Dalla o di Paolo Conte o De Andrè. Questa è una battaglia che ho perso da tempo. Prima la musica era una cosa seria, o meglio, le paillette c’erano anche prima al Festival, tipo un  anno fu invitata come una grande ospite Alla Borisovna Pugačëva, cantante e attrice russa, ma a noi non ce ne importava niente. Quest’anno c’è questa drag queen ucraina amata prima anche da Putin, Verka Serdyuchka, ma che c’entra? A me non è mai piaciuto mescolare le cose serie a queste altre cose.

Siccome sei anticonformista, non ti chiediamo chi vince, ma chi perde o chi ci rimette?
Questa è una bella domanda. Onestamente, essendo 11 anni che vivo qua, non saprei, posso pensare a quelli che puntano molto sul Festival, anche perché ormai non c’è più neanche il discorso dei dischi venduti. Hanno solo il riscontro dei followers. Ma i soldi? Se vanno al ristorante o a comprarsi un paio di scarpe come pagano? Con i followers? Secondo me una rivelazione del Festival, se non si rovina crescendo, è il comico Angelo Duro, che dice le cose che io dicevo già vent’anni fa. Ero molto temuto, ma non perché fossi cattivo, ma perché facevo le domande giuste. Oggi la notizia che danno è che LDA, il figlio di Gigi D’Alessio, non ha salutato i Cugini di Campagna, ma stiamo scherzando?

E per la gara?
Marco Mengoni, che è veramente molto bravo, e Giorgia, che conosco da ragazzina, quando cantava con il gruppo del padre Giulio Todrani, i “Vorrei la pelle nera” e facevano musica soul, straordinari. A questi qua di oggi se gli dici musica soul chiamano le guardie!