Il “Diario dalla Sla” di Salvatore Mazza

Raccolte in un volume le puntate della rubrica “Slalom” pubblicate su Avvenire dal 2018 al 2022. Padre Lombardi: «Va letto con prudenza perché lascia senza fiato»

Una testimonianza lucida, a tratti ironica, sempre carica di speranza pur di fronte alla Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). C’è tutto questo in “Slalom. Diario dalla Sla” di Salvatore Mazza, vaticanista di Avvenire, a lungo presidente dell’Aigav, l’associazione dei vaticanisti accreditati presso la Santa Sede, morto a 67 anni il 26 dicembre 2022. Il volume di 200 pagine, edito da Vita e Pensiero in collaborazione con Avvenire nella collana “Pagine prime”, raccoglie le 83 puntate di “Slalom”, rubrica pubblicata ogni due settimane sulle pagine del quotidiano, all’interno dell’inserto “È vita” dal 20 settembre 2018 all’8 dicembre 2022. Un diario intimo, le cui ultime pagine sono scritte solo tramite il movimento degli occhi avvalendosi di una tastiera comandata con lo sguardo, che ripercorre l’evoluzione della malattia diagnosticatagli nel 2017.

Il libro, presentato venerdì 15 marzo nell’Istituto Suore di Maria Bambina, «va letto con prudenza perché lascia senza fiato», ha detto padre Federico Lombardi, già direttore della Sala stampa della Santa Sede, che firma la prefazione. Ha definito il testo «preziosissimo». Nella rubrica Mazza ha parlato della morte non con timore ma con sguardo francescano, definendola “sorella”. «Impariamo da lui il rispetto e la profondità con cui dobbiamo avvicinarci ai temi della vita e della morte nella nostra società – ha aggiunto padre Lombardi -. Abbiamo bisogno di un aiuto a vivere anche quando la morte si fa compagna di strada».

Danilo Paolini, capo della redazione romana di Avvenire, ha ricordato l’amico dal punto di vista umano e professionale. «È stato un maestro di giornalismo – ha detto -. Questi scritti sono una grande opera di giornalismo. Salvatore ha fatto di sé stesso e della sua malattia la notizia». Nella sua rubrica, ha mostrato «la fragilità della barriera che divide i sani dai malati», ha affermato Matteo Bruni, direttore della Sala stampa della Santa Sede, sottolineando che in ogni pagina «restituisce una dimensione reale di sé, dei propri limiti, di quello che manca davvero e di quello che conta». “Slalom”, per Alessandro Gisotti, già direttore della Sala stampa vaticana, è un inno alla vita dal quale emerge «il senso profondo che Salvatore ha saputo dare alla sua esistenza». Mimmo Muolo, vice-caporedattore di Avvenire, ha parlato di un testo che «è un vero pugno allo stomaco ma che fa bene perché dona elevazione spirituale».

In prima fila la moglie di Mazza, Cristina, e le figlie Camilla e Giulia. Per quest’ultima la forza della rubrica è stata «il racconto della malattia fatta fuori da ogni retorica». L’appuntamento quindicinale è stato anche «lo strumento prezioso per capire meglio» come il padre stesse vivendo la malattia. Per Javier Martinez-Brocal, dell’Aigav, il libro «ha il pregio di far comprendere cosa è davvero importante nella vita» mentre la vaticanista Giovanna Chirri ha ricordato «il giornalista di razza dalla grande umanità» con il quale ha condiviso anni di lavoro nella sala stampa e nei tanti viaggi papali.

Con la sua «penna raffinata» Salvatore Mazza ha «compiuto un passo grandissimo nel rompere un muro», ha spiegato Paola Rizzitano, presidente Aisla -Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, per la quale «raccontarsi aiuta a conoscere il bene». Oggi, ha infine osservato Mario Sabatelli, direttore del Centro clinico NeMo – Fondazione Policlinico Agostino Gemelli, si ritiene che «la medicina vera è quella che trova il suo senso nel successo terapeutico mentre la medicina del prendersi cura è un po’ meno medicina delle altre. La conseguenza è che la vita di cui si interessa la medicina del prendersi cura diventa un po’ meno vita delle altre. Salvatore ha sottolineato con tenacia il diritto a essere curati anche se non si può guarire».

18 marzo 2024