Il diaconato, «ministero dell’unità della comunità»

Presieduta da De Donatis la Messa per le ordinazioni dei nuovi diaconi permanenti della diocesi di Roma. L’invito a testimoniare «una Chiesa accogliente, che non esclude»

Chiamati a essere servitori «umili» per «aiutare la Chiesa a preparare l’eredità promessa, la festa dello splendore eterno». Questo per il cardinale vicario Angelo De Donatis il compito dei sette nuovi diaconi permanenti della diocesi, da lui ordinati ieri sera, 26 novembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Tra i concelebranti, il cardinale Stanisław Jan Dziwisz, il vescovo ausiliare Paolo Ricciardi, delegato per il diaconato, e il vice-delegato don Francesco Galluzzo.

«È bello celebrare la festa di Cristo, il nostro Re, facendogli il regalo di 7 nuovi diaconi, che come i primi diaconi della storia sono chiamati a regnare con Lui, servendo con Lui», ha detto De Donatis nella sua omelia. Continuando, il porporato ha infatti spiegato che «Dio vuole che la vostra vita ricordi alla Chiesa che ogni cristiano è chiamato a servire» e che «il senso profondo della diaconia» consiste nell’avere «cura di aiutare il pastore a cercare e a condurre a Lui ogni pecora: quella perduta e quella smarrita, quella ferita e quella malata». Ancora, De Donatis ha ricordato a ciascuno dei nuovi ordinati – Mauro Colantuoni, Massimo Fiore, Riccardo Franceschini, Giorgio Gennaretti, Roberto Mastrantonio, Giovanni Pazzaglia, Walter Santella – come Dio «invita a nozze l’umanità e in questo contesto di festa voi siete chiamati a fare entrare i poveri».

Per rispondere pienamente a questa vocazione, il cardinale ha sottolineato l’importanza di non «cadere nella tentazione di servirvi delle persone piuttosto che servire le persone» o di credere di potersi «aggiudicare un posto per farvi notare dagli altri per ricevere consensi»; invece, sono ancora le parole di De Donatis ai nuovi diaconi, «risplenda la generosità, la discrezione e la gentilezza», ricordando che «il diaconato è il ministero dell’unità della comunità». Da qui l’invito a «testimoniare una Chiesa accogliente, che non esclude», testimonianza che deve essere fondata sulla «fede» perché «da soli non potete fare nulla ma con il Signore, il Buon Pastore, non mancherete di nulla». De Donatis ha inoltre sottolineato l’importanza per i diaconi di «farsi uditori attenti della Parola prima di proclamarla», di essere «innamorati dell’Eucarestia per indicarla come centro della comunità» e «fedeli alla liturgia delle ore per santificare il tempo con la preghiera».

Nel loro servizio, «in questo ministero che per qualcuno può sembrare strano», i diaconi , ha auspicato il cardinale, possano avere sempre «accanto le proprie spose», ricordando che «accanto ai grandi uomini della storia ci sono sempre delle grandi donne e voi sarete altrettanto grandi nell’amore se saprete ascoltare la voce di Dio attraverso la voce delle vostre spose» perché l’amore di Dio si rivela e «si concretizza attraverso la concretezza dell’amore familiare, fatto di correzione, tenerezza e ascolto». Per questo, ha concluso De Donatis, «anche il sacramento del matrimonio si arricchisce per voi di una nuova e sorprendente fecondità con l’ordinazione». Da ultimo, il presule ha affidato a Maria i nuovi ordinati, invitandoli a guardare a lei come «modello di servizio, che vi esorta con le parole di Cana: “Fate quello che Lui vi dirà”».

Dopo l’omelia, l’invocazione ai santi e la richiesta di perdono hanno preceduto il momento dell’ordinazione, con l’imposizione delle mani sui candidati e la preghiera consacratoria, con la promessa di filiale rispetto e obbedienza nei confronti del Papa. Quindi il rito della vestizione, a cui hanno partecipato anche le mogli dei nuovi diaconi, e la consegna del Vangelo a ciascun ordinato, «chiamato ora a esserne annunciatore – ha pregato il cardinale -, credendo sempre in ciò che proclama, insegnando la fede appresa e testimoniando ciò che insegna».

27 novembre 2023