Il Coro del Teatro dell’Opera a San Lorenzo in Damaso

Prima iniziativa dell’Ufficio diocesano per la Cultura e l’università nel segno di Rossini. Ad introdurre la serata sarà Lucia Bonifaci, collaboratrice del Dipartimento di didattica e formazione del Teatro dell’Opera

«C’è bisogno di sapienza, dice Papa Francesco». Monsignor Andrea Lonardo, direttore del nuovo Ufficio per la Cultura e l’università della diocesi di Roma, spiega perché il sapere scientifico, da solo, non può bastare. E lo fa in occasione dell’annuncio del concerto gratuito dedicato a Rossini, che si terrà il 16 marzo, ore 20, nella basilica di san Lorenzo in Damaso, in piazza della Cancelleria. «Certo, c’è la sapienza scientifica, laica, ma come scrive san Paolo nella Lettera ai Corinzi, la croce di Cristo è più sapiente d’ogni sapienza. Aiuta gli uomini ad integrarsi: senza di essa non c’è promozione umana, non c’è vera educazione».

E come inaugurare al meglio le attività del neonato Ufficio se non con un omaggio ad un compositore che, «critico nei confronti della religione, dalle periferie della fede ha però provato a mettersi nei panni del credente». Quel Rossini, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte, che con la “Petite Messe solennelle” ha lasciato al mondo un capolavoro impareggiabile. Ad introdurre la serata, accanto a Lonardo ci sarà Lucia Bonifaci, collaboratrice del Dipartimento di didattica e formazione del Teatro dell’Opera, che offriranno una doppia chiave di lettura del brano, spirituale e musicologica. Dirige il maestro Carlo Donadio, che firma così la ripresa della collaborazione tra la diocesi di Roma e il Costanzi. Composta nel 1863, la “Petite Messe” è stata scritta 5 anni prima che Rossini morisse ed è per questo che può considerarsi il suo testamento spirituale.

Finita quella, come racconta Donadio, Rossini capì di essere legato ad un genere operistico classico e «tuttavia aveva slanci visionari. Ecco perché la “Petite Messe” si staglia come un enigmatico brano fondamentale per un passaggio in avanti che non ha voluto fare». Da allora si limitò a scrivere pezzi scherzosi. Egli stesso, con ironia annota sulla partitura originale della “Petite Messe”, riferendosi alla presenza di 12 cantori: «Dio mi perdoni l’accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena, chi lo crederebbe! Fra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false!».

«Signore, rassicurati, prometto che non ci
saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi». L’unicità del brano, «ben spiegato nella dedica – come sottolinea Donadio – sta nel fatto di voler concludere la propria esperienza musicale ed umana con qualcosa di importante ma non ampolloso. È umiltà vera quella che qui emerge. Ironico tra i parrucconi, è stato il nostro musicista dell’Ottocento».

12 marzo 2018