Il Cor: «Dono grande veder riconosciuto il ministero di catechista»

Il presidente Lo Bascio interviene dopo la presentazione delle lettera apostolica Antiquum Ministerium. «Attenti a non leggerla come un riconoscimento»

«Per i catechisti del Centro oratori romani è un dono grande vedere la Chiesa riconoscere come ministero l’essere catechista, perché da sempre professano come la scelta di servire i bambini nell’oratorio non sia circoscrivibile alle ore spese in parrocchia». A parlare è il presidente del Cor David Lo Bascio, che aggiunge: «Siamo felici di accogliere “Antiquum Ministerium” e con sorpresa leggere il Papa parlare di “vocazione catechistica”, mettendo in luce come all’origine di questo ministero non possa che esserci il disegno di Dio e non la scelta personale di “farsi catechisti”».

Lo Bascio mette in guardia dal “pericolo” nascosto in ogni ministero, vale a dire «quello, per chi lo riceve, di sentirsi migliore proprio per il fatto di essere stato chiamato. È una logica meritocratica che non appartiene alla dinamica del dono propria della Grazia e che tradirebbe l’essenza per cui ogni ministero viene istituito: servire nella Chiesa. Stiamo dunque attenti – prosegue – a non leggere questo motu proprio con orgoglio, come un riconoscimento che ci pone più in alto. Piuttosto, accresciamo la consapevolezza della responsabilità che la Chiesa ci consegna ma soprattutto della bellezza inestimabile a cui ci chiama il Signore nell’annunciare a tutti la sua Parola d’Amore».

Le radici dell’analisi del presidente Cor affondano nella domanda rivolta da Gesù ai discepoli: «E voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Domanda, osserva Lo Bascio, che «non lascia dubbi circa la necessità per ciascuno di risignificare ciò che la Chiesa crede con una propria, personale risposta di vita. Ecco che il catechista non poteva essere ricondotto al mero progettista/realizzatore di incontri “parlati ma nemmeno di attività più coinvolgenti, funzionali a trasmettere le verità di fede». Quindi ricorda le parole della Deus Caritas Est di Benedetto XVI: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». E la catechesi, prosegue il presidente del Centro oratori romani, «riguarda la vita di chiunque sia dentro quell’esperienza, tanto i ragazzi, destinatari dell’annuncio, quanto i catechisti, che quell’annuncio lo rivolgono loro: perché entrambi entrano allo stesso modo nel dinamismo della Parola che trasforma la vita di chi la frequenta. E i bambini sono capaci di Dio non meno dei grandi, perché tutti siamo in cammino verso la conoscenza di Lui, che non si rivela ai sapienti ma ai puri di cuore».

Guardando quindi all’esperienza concreta di catechisti ed evangelizzatori, Lo Bascio ricorda come tutti sono consapevoli che «dalla loro credibilità di testimoni, dalla qualità delle relazioni che hanno intessuto con i ragazzi loro affidati (non basta parlare di relazioni, perché non tutte le relazioni sono buone: ci vogliono buone relazioni educative) è passata la possibilità dell’incontro con Cristo. Ciò che investe la vita, nella Chiesa diventa ministero – conclude -: così come l’accolito non smette di servire sull’altare ma prosegue nei poveri l’esercizio della carità, il catechista esprime con la vita quella testimonianza cristiana che manifesta nella catechesi semplicemente in maniera più sistematica».

11 maggio 2021