Il Consultorio diocesano: le emozioni e la pandemia

Attività rimodulate durante il lockdown. Da una ricerca dedicata all’emergenza sanitaria, suggestioni per ripensare il rapporto con utenza e cittadini

Non fare andare perduto il patrimonio esperienziale ed emotivo generatosi nel tempo della pandemia. Questo lo scopo primario dell’indagine condotta dal Consultorio familiare Al Quadraro di via Tuscolana, la struttura diocesana attiva dal 1993 e che ogni anno segue circa 4mil utenti. «Le nostre attività hanno subito un cambiamento durante il lockdown – spiega Guido Palopoli, psicoterapeuta e responsabile della formazione dei tirocinanti -: porte chiuse ma telefono attivo e operatori a disposizione da remoto, con l’interesse di capire cosa stava accadendo nel territorio, come ciascuno ha reagito, cosa si pensa del futuro».

Proprio con lo sguardo rivolto al domani, «al fine di organizzare le nostre attività per andare incontro alle nuove esigenze degli utenti», illustra il referente, è stata condotta una ricerca dal 20 maggio al 3 giugno, «utile per comprendere come le persone si sono organizzate nei primi mesi di emergenza sanitaria e come presente e futuro stanno cambiando». L’indagine – cui ha risposto il 50% dei 200 utenti raggiunti via mail e attraverso la pagina Facebook del Consultorio – «è stata realizzata dalla nostra équipe dell’area di formazione – dice ancora Palopoli – con il supporto di Paola Cavalieri e Guglielmo Propersi di Across Aps, l’associazione di promozione sociale nostra partner». I dati raccolti offrono una visione d’insieme su come si è affrontata la pandemia: emozioni, reazioni, risorse a cui ci si è appellati, prospettive. «È vero che quando una situazione critica viene superata c’è la tendenza a non volerne più parlare – evidenzia lo psicoterapeuta – ma sappiamo anche che riflettere su alcune esperienze fatte aiuta a mettere a fuoco strategie e risorse utilizzate».

Sono soprattutto le risposte alle domande aperte a offrire interessanti spunti di riflessione: «Il 90% degli utenti ha segnalato che gli aspetti più complessi da gestire nella pandemia sono stati la distanza da amici, familiari, colleghi di lavoro e le tante morti». Ancora, risultano «intense le emozioni di paura e di incertezza sul futuro – dice Palopoli – ma nello stesso tempo gli intervistati hanno reagito all’emergenza Covid-19 attribuendo un valore di forte risorsa a senso civico, rispetto per l’altro, famiglia, figli, forza interiore». Laddove si è avvertita «l’imposizione di una distanza, la reazione è stata infatti quella di fare appello ad alcuni aspetti fondanti la convivenza civile quali senso di responsabilità e rispetto per l’altro». Palopoli sottolinea come i risultati dell’indagine abbiano offerto al consultorio «suggestioni per ripensare il rapporto con l’utenza, i cittadini e le altre organizzazioni del territorio, in un’ottica di integrazione e miglioramento dei servizi offerti».

20 luglio 2020