Il complesso del Vittoriano celebra Andy Warhol

In mostra 170 opere che illustrano le fasi salienti dell’esperienza artistica e umana del padre e/o figlio della Pop art, a 90 anni dalla nascita. Il suo sogno americano di essere un protagonista dello star-system

A novanta anni dalla nascita, il complesso del Vittoriano celebra la creatività di Andy Warhol, padre e/o figlio della Pop art, con una mostra di 170 opere che illustrano le fasi salienti della sua esperienza artistica e umana. Ricostruito è il “suo”, personale, sogno americano di essere un protagonista dello star-system, del business. Sogno perseguito cercando nuove soluzioni espressive e contenuti nel cinema, nella musica e nella moda, superando confini e gerarchie. Warhol, artista timido, dalla pelle bianchissima e dalla parrucca argentea, ha innovato il linguaggio dell’arte: gli oggetti di uso comune, l’inosservato sono stati sottratti alla quotidianità e innalzati a forma d’arte. Un caso su tutti: la zuppa Campbell.

L’arte è diventata, cioè, un bene di consumo. In una società consumistica, ove regna la massificazione delle idee e delle cose, decade il concetto di unicità, individualità e originalità. Warhol stravolge le concezioni estetiche tradizionali e ricorre alla serigrafia e alla ripetitività dei soggetti. Concezione dalla quale nasce la galleria dei ritratti con caratteristiche fisiognomiche assenti: volti di personaggi celebri, alcuni dei quali mai incontrati, si moltiplicano su sfondi neutri, vuoti, piatti, con lievi differenze, come quelli ad esempio di Marilyn e Mao. Ritratti che divengono icone Pop, al pari della Monna Lisa di Leonardo, strappata ad un possibile feticismo museale per essere trasformata anch’essa in una star.

Il suo «manierismo Pop», come l’ha definito il curatore Bellenghi, così versatile, non può non incontrare il favore di un pubblico ampio ed eterogeneo, per età, nazionalità e sensibilità estetica. L’artista che diceva di non volersi occupare di politica, ma che condizionava le masse, e che sosteneva di non ricercare alcun messaggio impegnato, ma che sapeva cogliere l’essenza della modernità, sollecita ancora oggi riflessioni e rielaborazioni critiche non solo sulle sue opere ma sull’arte stessa.

Il percorso espositivo e l’allestimento, con corridoio immersivo e postazioni di ascolto di brani dei Rolling Stone, ricostruiscono il parallelismo tra le vicende biografiche dell’artista e la sua vasta produzione, influenzata anche dalla conoscenza dell’arte pubblicitaria. Accanto alla raffigurazione del mondo effimero dei vip, che frequentavano i locali alla moda di New York dagli anni ’50 agli ’80, a personaggi del mondo dello spettacolo tra cantanti – per alcuni dei quali ha ideato copertine di successo -, attori e stilisti, emerge il suo tabù nei confronti della morte, sia quando affiora nell’inchiostro colante dal bel volto di Marylin o nell’etichetta strappata della soup, sia quando erompe nell’apparente raffigurazione impassibile della sedia elettrica. Monito al consumismo del dolore e alla sua assuefazione.

Andy Warhol, c/o Complesso del Vittoriano, Ala Brasini. Fino al 3/02/2019. Curatore: M. Bellenghi. Catalogo Arthemisia 30 euro in mostra. Orari: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; venerdì e sabato 9.30 – 22.00; domenica 9.30 – 20.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti (audioguida inclusa): Intero € 13; Ridotto € 11. I biglietti possono essere acquistati on line. Informazioni e prenotazioni anche per i gruppi e le scuole: tel. 06.8715111.

12 ottobre 2018