Il cinema, strumento per ridare un «supplemento d’anima» alla società

Il segretario generale della Cei intervenuto alla presentazione del Rapporto della Fondazione Ente dello Spettacolo. Indagine dell’Istituto Toniolo: i millennials, «grandi consumatori di film»

«Grandi consumatori di film» che considerano il cinema «in sintonia con le nuove generazioni», sono «attratti dall’emozione che si vive all’interno di una sala» e vorrebbero «andarci più spesso se il prezzo fosse più accessibile». È il ritratto dei “millennials” – vale a dire coloro che non erano ancora maggiorenni all’inizio di questo secolo – che emerge dal “Rapporto Cinema 2018. Spettatori, scenari e strumenti” presentato ieri, 28 maggio, a Roma dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, realizzato con il sostegno della Direzione Generale Cinema Mibact e la collaborazione di Istituto Luce-Cinecittà, Università Cattolica di Milano e Istituto Toniolo. «Il 49,3% vede più di un film a settimana, ma la frequenza in sala è occasionale: l’81% va al cinema una volta al mese e solo uno su cinque più di una volta», ha spiegato Alessandro Rosina, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatore scientifico del Rapporto Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, illustrando i dati dell’indagine condotta su 2.045 giovani dai 20 ai 34 anni. «Il 46,4% andrebbe di più al cinema se il prezzo fosse più accessibile», ha osservato ancora Rosina, sottolineando che «l’emozione che si vive all’interno di una sala come evento collettivo in condivisione è un dato che accomuna le fasce di età e il livello di studio». Se due su tre degli intervistati preferiscono guardare i film nei multiplex, uno su tre preferisce le sale più piccole, ha aggiunto il docente, evidenziando che questi ultimi «sono quelli che danno maggiore importanza all’arricchimento culturale che la visone di un film può dare». Diffuso l’ottimismo sul futuro del cinema: oltre il 50% degli intervistati non crede che le sale saranno soppiantate dalla fruizione su internet o su tv ipertecnologiche.

Per il segretario generale della Cei Nunzio Galantino, intervenuto alla presentazione del Rapporto, il cinema è uno strumento privilegiato per «ridare un supplemento d’anima alla società, al contesto socio-culturale». Il presule ne è convinto: «Non si può pensare al cinema senza avere l’ambizione di uno sguardo d’insieme. Il futuro non è dentro una ricetta, è da riscrivere insieme, e non solo il futuro del cinema». La storia, ha ricordato Galantino – che si è definito «un ottimista tragico, anche rispetto alla situazione attuale» – parla della «insostituibilità del cinema come ambito di osservazione privilegiata a partire dal quale cogliere elementi salienti della nostra tradizione». In quest’ottica, il Rapporto 2018 rappresenta «il frutto di un’attenzione rivolta al volto meno evidente del cinema, cioè al suo assetto politico e a quello economico, che non è secondario».

Si tratta di uno strumento «di servizio», ha rilevato il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo monsignor Davide Milani, che ha fatto riferimento ai 90 anni del Cinematografo, «una rivista longeva che ha attraversato la storia del nostro Paese. L’anniversario – ha annunciato – sarà celebrato dal 4 al 7 ottobre a Castiglione del Lago dove raduneremo la comunità del cinema». In corso anche la preparazione di una mostra su «giovani e cinema» mentre giovedì, ha proseguito Milani, sarà lanciato un contest in cui i giovani film maker saranno chiamati a «raccontare il bene grazie al digitale».

Sul cinema come «comparto cruciale dal punto di vista economico e del lavoro» è intervenuto il presidente di Anica Francesco Rutelli, che ha evidenziato la «profonda trasformazione della domanda e dell’offerta», davanti alle «grandi aggregazioni» che si stanno preparando oltreoceano e ai fenomeni legati al web e alle nuove piattaforme, che determineranno «una crescita dei valori economici e delle capacità industriali e di penetrazione rispetto ai quali l’Italia rischia di essere tagliata fuori». Strategico dunque, secondo Rutelli, lavorare sul fronte culturale. «Il prodotto italiano è molto vivo – ha affermato -, rispetto al 2017 ci sono segni positivi al box office, soprattutto in termini di qualità». Se è vero però che «un cinema di qualità ha bisogno di parlare al grande pubblico» è vero anche che  «il grande pubblico deve essere accompagnato e formato». Occorre «chiamare a raccolta i centri di ricerca specialistici e le associazioni di categoria perché c’è un forte bisogno di comporre un sistema di dati utili a determinare politiche pubbliche di sostegno a questo settore», gli ha fatto eco Bruno Zambardino, responsabile affari europei dell’Istituto Luce-Cinecittà.

29 maggio 2018