Il ciclone Amphan su Bangladesh e India

Unicef: 19 milioni di bambini a rischio. Francesco Samengo: preoccupazione per il Bengala occidentale. Morto un volontario della Croce rossa locale

Il super ciclone Amphan, uno dei peggiori degli ultimi decenni, è arrivato in India e sta sferzando le coste del West Bengala vicino al delta del Sunderbans, con venti che corrono alla velocità di 160 chilometri orari. Milioni di persone sono state evacuate in via precauzionale. La paura del contagio da coronavirus ha complicato le operazioni di evacuazione: in molti si rifiutavano di spostarsi, temendo l’affollamento e l’eccessiva vicinanza inevitabile nei rifugi anticiclone. E in Bangladesh si registra la prima vittima: un volontario della Croce Rossa locale, annegato ieri mattina, 20 maggio, nel distretto di Kuln

Il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo dà voce alla preoccupazione per «almeno 19 milioni di bambini» che in alcune parti del Bangladesh e dell’India sono a rischio a causa di inondazioni improvvise, tempeste e forti piogge. «In particolare –  prosegue – desta preoccupazione la situazione dello stato indiano del Bengala Occidentale, che ospita più di 50 milioni di persone, tra cui oltre 16 milioni di bambini».  Non solo: dall’Unicef esprimono grande preoccupazione che il Covid-19 possa aggravare le conseguenze umanitarie del ciclone Amphan in entrambi i Paesi: gli sfollati infatti, che si sono trasferiti in affollati rifugi temporanei, sarebbero particolarmente vulnerabili alla diffusione di malattie respiratorie come Covid-19, così come di altre infezioni.

«Continuiamo a monitorare la situazione da vicino – ha assicurato il direttore generale Unicef per l’Asia meridionale Jean Gough -. La sicurezza dei bambini e delle loro famiglie nelle aree che saranno colpite è una priorità ed è positivo vedere che le autorità hanno pianificato la loro risposta urgente alla pandemia da Covid-19 in corso». La situazione però resta critica. Basta pensare al caso di Cox’s Bazar, in Bangladesh, sulla base della traiettoria attuale della tempesta, che ora ospita oltre 850mila rifugiati rohingya: rischia di subire forti venti e piogge che potrebbero causare danni alle case e ai rifugi nei campi profughi e nelle comunità del Bangladesh. Questa popolazione è già altamente vulnerabile e recentemente sono stati confermati casi di Covid-19 nei campi e nelle comunità ospitanti.

«L’Unicef sta lavorando con il Deputy Commissioner’s Office a Cox’s Bazar, con l’Office of the Refugee Relief and Repatriation Commissioner e con i partner umanitari per contribuire a garantire la protezione dei bambini e delle famiglie del Bangladesh e dei rohingya. Questi sforzi includono la sensibilizzazione delle comunità rohingya e bangladesi sulla preparazione ai cicloni e il preposizionamento di acqua salvavita d’emergenza, servizi igienici, e forniture mediche per soddisfare i bisogni umanitari immediati», dichiarano dall’organizzazione. Ancora, l’Unicef ha mobilitato anche i dispositivi di protezione per proteggere da Covid-19 i lavoratori in prima linea e in tutta la regione sta lavorando a stretto contatto con i governi del Bangladesh e dell’India, sostenendo le operazioni umanitarie per raggiungere i bambini e le famiglie colpite dal ciclone Amphan.

21 maggio 2020