Il caso Huma Younus. Bongiorno e Meloni rispondono ad Acs

Accolto l’invito a unirsi alla campagna di sensibilizzazione sul caso della 14enne pakistana rapita, violentata e costretta al matrimonio e alla conversione all’islam

«Dopo aver letto la vostra lettera intendo assolutamente portare avanti questa battaglia, focalizzando l’attenzione dell’opinione pubblica nei miei prossimi interventi. Non possiamo accettare che il fatto che la vicenda stia accadendo lontano da noi sbiadisca la nostra indignazione». La senatrice Giulia Bongiorno accoglie l’invito di Aiuto alla Chiesa che Soffre ad unirsi alla campagna di sensibilizzazione sul caso di Huma Younus, la 14enne rapita, violentata e costretta al matrimonio e alla conversione all’Islam in Pakistan.

Sul caso della ragazza, nei giorni scorsi Acs ha inviato una lettera aperta a 11 opinion leader italiane. La prima a rispondere è stata Giorgia Meloni, che dal suo profilo Facebook ha scritto: «Ringrazio la fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre e il suo presidente Alfredo Mantovano. Sono scesa in campo per Asia Bibi e non mancherò di farlo anche per Huma e le centinaia di adolescenti e bambine che in Pakistan vivono la stessa drammatica situazione, nel silenzio della comunità internazionale e dei grandi mezzi di comunicazione».

Tra le destinatarie anche Michelle Hunziker, che con Bongiorno ha dato vita a Doppia difesa, la fondazione che si batte contro le violenze ai danni delle donne. «Con Michelle parleremo pubblicamente di questo caso», assicura l’avvocato, notando come oggi, dopo tante battaglie, i femminicidi e le violenze contro le donne siano finalmente riusciti a interessare il panorama mediatico. «Purtroppo però si parla solo dei casi che avvengono in Italia – osserva -. Siamo pronti a prendere posizione soltanto per le vicende che avvengono vicino a noi e che pertanto percepiamo come gravi e intollerabili. Credo che serva un movimento culturale più ampio, che può nascere soltanto se si riesce a parlare di questo tema pressoché quotidianamente».

L’ex ministro per la Pubblica amministrazione è stata tra i firmatari della legge “Codice Rosso”, che vieta in Italia i matrimoni forzati. «Nel nostro Paese si sono fatti dei passi avanti ma questo non deve indurci a pensare che sia lo stesso anche nel resto del mondo. Perché non è così», nota pensando a Huma Younus. Infine, da avvocato Bongiorno commenta la condizione di tanti cristiani che in Pakistan vengono discriminati, se non proprio perseguitati, a causa di un sistema giudiziario iniquo. Da Asia Bibi a Huma Younus i cui genitori, pur avendo fornito documenti che ne attestano la minore età, non possono riavere la propria figlia, nonostante la legge pachistana proibisca il matrimonio delle ragazze di età inferiore ai 18 anni. «È una vicenda che lascia sgomenti, che fa venire i brividi. È la negazione dello stato di diritto e dei diritti umani più elementari. Sarebbe bello se a tal proposito si esprimessero tutti i giuristi italiani, perché questo è un fatto che va oltre la violenza contro le donne – rileva -. Si tratta della completa cancellazione dei diritti umani, e i diritti umani dovrebbero stare a cuore a tutti i giuristi».

Nella serata di ieri, 18 dicembre, riferiscono dalla fondazione pontificia, anche la giornalista Barbara Palombelli, tra le destinatarie della lettera aperta, durante la trasmissione Stasera Italia, la giornalista Barbara Palombelli ha pubblicamente espresso la propria solidarietà a Huma ed ai suoi genitori.

19 dicembre 2019