“Il Carnevale degli animali” raccontato da Gilda Buttà

La pianista siciliana, con la jazzista Rita Marcotulli e altri musicisti, protagonista del concerto che propone il 17 dicembre alla Sapienza la suite di Saint-Saëns

Festeggiare il Natale con il Carnevale. Quello che sembra essere un gioco di parole in realtà è il modo in cui la Istituzione universitaria concerti (Iuc) ha deciso di celebrare una delle solennità cristiane più sentite e amate, specie dai bambini. Martedì 17 dicembre, l’aula magna dell’Università La Sapienza di Roma ospiterà così l’opera forse più conosciuta di Camille Saint-Saëns, “Il Carnevale degli animali”, per l’appunto, capace di divertire grandi e piccini.

Sul palco saliranno undici musicisti di diversa estrazione, capitanati dal duo pianistico formato dalla jazzista Rita Marcotulli, prima donna in assoluto ad aver ricevuto il David di Donatello come miglior musicista, e da Gilda Buttà, pianista di riferimento di Ennio Morricone da oltre un quarto di secolo. Alle due grandi artiste si aggiungeranno il Quartetto d’archi Nous (Premio Abbiati della critica musicale italiana 2015 come miglior gruppo giovanile), Antonio Caggiano, uno dei migliori percussionisti italiani, e Massimo Ceccarelli, noto contrabbassista attivo sia nella classica che nel jazz. Inoltre due giovanissime interpreti italiane già note a livello europeo, la clarinettista Alice Cortegiani e la flautista Bianca Maria Fiorito.

Aprono la serata, prima dell’esecuzione del “Carnevale”, che occuperà dunque la seconda parte, Buttà e Marcotulli. «Con Rita – racconta Buttà – ci conosciamo da quando avevamo vent’anni. Facendosi due conti – taglia corto in romanesco – sarà un “botto” d’anni. Avevamo collaborato in passato in due esperienze, per “Piano City Napoli” e per una matinée della Iuc. Con il tempo siamo diventate molto amiche e il direttore artistico della Iuc, Giovanni D’Alò, ci ha messo di nuovo insieme. Quando ci ha chiesto di duettare non ho esitato e, anzi, stiamo già ragionando su nuovi progetti per non interrompere la nostra collaborazione. Riguardo al concerto, nella prima parte dobbiamo creare qualcosa che con due pianisti di estrazione diversa è difficile, qualcosa che eviti la banalità e che al tempo stesso ci assomigli. Giochiamo un po’ con le incursioni nei reciproci campi: lei, cercando di non massacrare il repertorio classico, e io di non fare figuracce con il jazz. E lo faremo cercando di far divertire. Inizia Rita con il suo linguaggio ritmico notoriamente difficile, mentre io mi introduco».

Siciliana, Gilda Buttà è un vero talento. Ha iniziato lo studio della musica all’età di sei anni con il padre violinista per poi vincere una borsa di studio al Conservatorio di Milano, dove si è diplomata a 16 anni, sotto la guida di Carlo Vidusso, con il massimo dei voti e la lode. Nello stesso anno debutta come solista nell’Orchestra della Rai. La sua carriera è feconda di collaborazioni come quelle con Gianni Ferrio, Luis Bacalov, Franco Piersanti, Nicola Piovani e Paolo Buonvino, solo per citarne alcune, senza dimenticare Mina e Vasco Rossi.

Dopo le creazioni della Marcotulli, le due pianiste proporranno Sergej Rachmaninov (“Variazioni su un tema di Corelli”) e tre brani di Ennio Morricone, tratti da “La leggenda del pianista sull’oceano”, il film di Giuseppe Tornatore che ha visto proprio Gilda suonare il piano nella parte che era di Tim Roth, il protagonista. «Sarà un’esecuzione non dico stravolta ma certamente arricchita, sperando – sorride Buttà – che il Maestro non si arrabbi. La mia parte però – precisa – rimane intatta, mentre è Rita che si aggiunge. E devo dire che tutto questo funziona».

Oltre ai brani che segnano il momento della sfida tra i pianisti del transatlantico nel pluripremiato film – vincitore anche del David di Donatello per il miglior musicista e del Golden Globe per la migliore colonna sonora –, Buttà e Marcotulli eseguiranno “The Crisis”, caratterizzato per la presenza di una nota dissonante che si ripete, e “Playing Love” con l’improvvisazione iniziale affidata alla jazzista. Sarà poi la volta di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, sempre di Morricone, mentre gli ultimi dieci minuti saranno dedicati alle improvvisazioni jazz per pianoforte, batteria e basso con Marcotulli, Gatto e Ceccarelli.

La seconda parte della serata sarà tutta dedicata, invece, al “Carnevale degli animali”. Scritta a Vienna nel 1886, la suite venne pubblicamente eseguita solo nel 1922. Il compositore francese aveva chiesto infatti che non venisse fatta conoscere mentre egli era ancora in vita. Definito dallo stesso autore “fantasia zoologica”, in circa 25 minuti – questa la sua durata –  il “Carnevale” passa in rassegna molte specie animali interpretate dai diversi strumenti musicali.

A raccontare i 14 brani della suite è ancora Gilda Buttà. Si inizia con la “Marcia reale del leone”, dove gli accordi ripetuti dei pianoforti sottolineano l’imponenza del passo dell’animale, fino ad arrivare ai “Cigni”, sicuramente il più celebre motivo di Saint-Saëns, conosciuto soprattutto per il balletto “La morte del cigno”, di cui fa parte. In mezzo ci sono le “imitazioni” del verso delle galline e – altra trovata ironica – l’elefante: il pachiderma viene descritto dal timbro grave del contrabbasso, che suona un valzer su accompagnamento del secondo pianoforte, «in questo caso Marcotulli». Non mancano i cucù nel bosco, la voliera e i canguri.

«Il divertente del “Carnevale” è che non c’è un organico fisso che interagisce: ad esempio – spiega Gilda – per gli “Animali dalle lunghe orecchie” i pianisti addirittura non esistono mentre sono presenti nell’Acquario, «brano in cui il compositore ha provveduto anche alla riproduzione delle bollicine che salgono in superficie». Il “Carnevale” contiene anche dei riferimenti a brani famosi. Il travolgente “Can Can” di Offenbach, ad esempio, viene rallentato e diventa la musica per il tema del Quartetto, quello delle tartarughe, segnando il loro lento incedere. Con una certa autoironia, Saint-Saëns inserisce tra gli animali anche i pianisti dipingendo per loro – e dunque anche per se stesso – una divertente parodia che li vede costretti a ore di ripetitivo studio sulla tastiera.

«Nella forma originale – racconta Buttà –, la parte dei pianisti si esegue addirittura sbagliando il tempo», aumentando così l’effetto comico dello studente annoiato. Saint-Saëns, che non risparmia il sarcasmo verso la critica che ha rallentato il suo inevitabile successo, ha inserito in questa sua divertente opera anche loro, i critici musicali, visti come “Fossili”, antiquati e chiusi alle novità. «In quel momento storico la critica era feroce mentre oggi è più rara. Un tempo, e questo è anche il mio ricordo di bambina, si andava a comprare i giornali per vedere proprio cosa si diceva dell’esecuzione. Il critico era temuto, perché poteva stroncarti la carriera o poteva farla decollare».

Il “Carnevale degli animali” vedrà la partecipazione anche di Rocco Papaleo, «un essere incredibile, che sono contenta di rincrociare, e che leggerà tra un animale e l’altro delle piccole poesie scritte da D’Alò». Il finale è un allegro rondò che alterna il nuovo tema con la citazione di temi già proposti dagli altri brani, quasi a ricapitolare tutta l’opera. «È il momento in cui saremo tutti insieme, anche con Rocco. Insomma, come si dice nel tennis, ci saranno “tante teste di serie”». Lo spettacolo, adatto «ad un pubblico vasto ed eterogeneo, vuole essere un divertissement, fatto in modo onesto e musicale. Un regalo di Natale – conclude Buttà – da parte di tutti noi e anche per noi stessi».

16 dicembre 2019