Il cardinale Vallini: «L’Europa rimetta al centro l’Uomo»

L’appello rivolto dal cardinale vicario in apertura del Simposio dei docenti universitari: «Modificare le strutture economiche che causano povertà»

L’appello rivolto dal cardinale vicario in apertura del Simposio dei docenti universitari: «Modificare le strutture economiche che causano povertà»

«L’Europa deve ritrovare la sua anima e potrà farlo rimettendo al centro l’uomo, non pensato in astratto, bensì considerato nel vissuto concreto e nella trama di relazioni che compongono il suo esistere storico». Così il cardinale vicario Agostino Vallini, ieri pomeriggio, 25 giugno, ha aperto nell’aula della Conciliazione del palazzo Lateranense il XII Simposio internazionale dei docenti universitari promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria in collaborazione con il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e il ministero degli affari esteri.

«È sul concetto di “uomo” – ha continuato il porporato – che bisogna intendersi e sul modo di interpretare, ad esempio, le relazioni che sussistono tra l’uomo e la natura, l’uomo e la libertà, l’uomo e il lavoro, l’uomo e l’economia; al contrario diversi saranno il concetto di società, lo scopo dei processi economici, le regole e gli obiettivi dello sviluppo».

E il cardinale parlando di costruzione di nuovo umanesimo, ha ricordato anche i tanti uomini lasciati oggi ai margini della società, gli ultimi quelli spesso senza nome ne diritti «In un pianeta che va sempre di più urbanizzandosi – ha spiegato – soprattutto nelle grandi città accanto a grandi opportunità, crescono sacche di povertà e di miseria. Nuovo umanesimo, in questo caso, vuol dire confrontarsi, in nome dell’uomo con l’impegno a modificare le strutture culturali, economiche e sociali che causano le povertà, promuovendo il cambiamento dei modelli di sviluppo, di produzione e di consumo. Vuol dire farsi carico di queste masse umane nell’ottica della giustizia e della solidarietà».

E l’incontro ha ricevuto anche il saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il ruolo della ricerca e dell’ alta formazione universitaria – ha spiegato Mattarella nel telegramma inviato – è anche quello di leggere e comprendere le rapide trasformazioni del mondo contemporaneo dove le differenze politiche, religiose, ideologiche e culturali, la crisi economica, le minacce di distruzione dell’ ambiente, richiedono risposte che riconducano ad una rinnovata centralità dell’ uomo unito ad un consapevole sentimento d’ appartenenza aperto alla condivisione».

E il presidente ha sottolineato che «La costruzione di un nuovo umanesimo risponde al diffuso sentimento di insicurezza sociale per disegnare un orizzonte credibile ed affidabile che ricostruisca la reciprocità dei rapporti restituendo dignità individuale e relazionale». All’ incontro partecipano oltre 500 docenti provenienti da tutto il mondo, che fino a sabato 27 giugno, alla Pontificia Università Lateranense, si confronteranno su sei sessioni dove sarà approfondito il tema del Simposio: “Identità”; “Biosistema”; “Ecosistema”; “Società”; “Visione”; “Rappresentazione”.

«Il tema scelto quest’anno – spiega Cesare Mirabelli presidente del comitato scientifico del Simposio – vuole far coinvolgere tutte le competenze su un terreno fondamentale: quello della costruzione di una cultura, che apra a un umanesimo adeguato ai problemi del mondo contemporaneo».

E la lectio magistralis della cerimonia di apertura, è stata affidata a Fabrice Hadjadj dell’Institut Philanthropos di Bourguillon, che ha spiegato come il concetto di “nuovo umanesimo” non vuol dire un rifiuto della tecnologia ma piuttosto di «Subordinarla – ha sottolineato Hadjadj – all’arte e all’artigianato: tenere a mente che fare qualcosa con le proprie mani, è più umano e più originale di lanciare un software premendo un pulsante; ricordarsi che la cultura è più nuova dell’ingegneria, perché la cultura, accompagnando le forme date dalla natura, accompagna forme che provengono da un’intelligenza più grande della nostra».

E l’uomo Nuovo per eccellenza è Gesù che ha dato la sua vita per noi morendo sulla croce: «Se un nuovo umanesimo c’è, – ha concluso il filosofo svizzero – non può che essere quello di quest’Uomo, sempre nuovo, mai antiquato, perché è l’uomo eterno, più giovane del tempo».

 

26 giugno 2015