Il cardinale Vallini ai nuovi diaconi: «ricordatevi di chinarvi verso i piccoli»

A San Giovanni in Laterano l’ordinazione di Antonio Celletti, Andrea Sebastiani e Paolo Verderame: «La vita non cambia ma sentiamo una pienezza interiore straordinaria»

«Il vostro è un dono che fiorisce dentro un altro dono, è il buon profumo di Cristo che arriverà dove vuole la Provvidenza. Ci siete voi, con le vostre gioie e i vostri dolori, le vostre ansie: la Chiesa vi chiama, voi siate disponibili con le vostre famiglie, siate disponibili al lavoro e con la comunità a cui siete inviati, siate testimoni di Dio». Così il cardinale vicario Agostino Vallini si è rivolto, sabato scorso nella basilica di San Giovanni in Laterano, ad Antonio Celletti, Andrea Sebastiani e Paolo Verderame, nel corso della loro ordinazione diaconale.

«Viviamo nella cultura dei messaggi veloci, assillanti, che confondono la voce di Dio. Eppure la storia della salvezza ci parla di persone disponibili: Abramo, Paolo, Maria. L’avete fatto anche voi, avete detto “sì”», ha aggiunto il porporato nell’omelia dell’ordinazione animata dal coro “Old and young Don Massimo Benetello” della parrocchia “Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo” a Giardinetti e concelebrata dal vescovo Luca Brandolini, vicario dell’arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano, da monsignor Nicola Filippi, delegato del Centro diocesano per il diaconato permanente, dai vescovi ausiliari per il Settore Sud ed Est, rispettivamente Paolo Schiavon e Giuseppe Marciante, e dai parroci degli ordinandi diaconi.

Andrea Sebastiani, 41 anni, originario di San Cirillo Alessandrino e inviato a San Patrizio, impiegato in una società di servizi finanziari, ha iniziato il suo percorso nel 2008. È sposato e ha tre figli, Paolo, Alessandro e Daniele, di tre mesi. «Abbiamo scoperto tutti insieme la mia vocazione, ci siamo accostati tutti come famiglia in maniera discreta – racconta Andrea, che si occuperà principalmente di pastorale dei battesimi – è una grande emozione, stare al servizio dei più deboli».

Si dedicherà soprattutto alla carità Paolo Verderame, 46 anni, sposato da 20, papà di Chiara e infermiere al Policlinico Gemelli, in servizio dal 2011 alla parrocchia Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo a Giardinetti. «La mia vocazione nasce con i pantaloncini corti – spiega – perché è nell’ambiente scout che ho incontrato il Signore». Dopo l’impegno con i lupetti e i capi scout, i corsi prematrimoniali che Paolo gestisce con la moglie, «da quest’anno inizio a sperimentare l’ambito di carità. In parrocchia non c’è in questo momento un vero e proprio centro Caritas. Stimoleremo la nostra comunità a crescere nell’attenzione agli ultimi». A Giardinetti Paolo ha abitato quando era bambino, «per me è un ritorno a casa». La sua scelta è «condivisa da tutta la famiglia. Abbiamo sempre fatto così, siamo sempre stati una famiglia diaconale».

Ha promesso fedeltà al Papa ponendo le mani nelle mani del cardinale e prostrandosi a terra in segno di totale abbandono a Cristo anche Antonio Celletti, 65 anni, ex generale dell’Aeronautica militare proveniente da Sant’Ireneo. «Questo traguardo per me è un nuovo inizio» spiega Antonio, che è rimasto vedovo 8 anni fa dopo 31 anni di matrimonio. «Un matrimonio molto felice nonostante la malattia di mia moglie. Nella difficoltà si vede l’amore vero, il nostro lo era. Col tempo ho maturato che dovevo fare qualcosa per gli altri. Le cose non capitano mai per caso: pochi giorni prima che mia moglie morisse ho accompagnato il mio parroco in ospedale a darle l’unzione degli infermi. Uscendo mi chiese “perché non ti metti a studiare?” In questa domanda ho letto continuità. Allora lavoravo nella logistica, l’ultimo periodo ero responsabile dell’efficienza operativa sistemi telecomunicazione di tutta l’Aeronautica militare. Per un po’ ho fatto entrambe le cose, poi ho scelto il congedo».

«Desideravo da quando la mamma era salita al cielo che papà si dedicasse al diaconato. Ho cercato di stargli vicino come avrebbe fatto lei», ha testimoniato la figlia Barbara. Nella parrocchia, che è anche quella in cui è cresciuto all’interno del percorso neocatecumenale, Antonio da dieci anni porta i sacramenti ai malati e ora si occuperà in modo particolare di carità: «Andrò nelle case del quartiere per scoprire i bisogni della gente. Magari non sanno quali servizi ci sono in parrocchia, vorrei suscitare nel colloquio il possibile desiderio di fare gruppi di preghiera nelle case, per cercare di confrontare la propria vita con la parola di Dio. Nelle sofferenze, indecisioni, delusioni, c’è sempre una parola che sostiene. I momenti che viviamo, lo so per esperienza, sono pedagogici, servono a farci vedere tutto quello di cui non abbiamo bisogno». Adesso che la stola è posta di traverso, «per ricordare – ha detto il cardinale durante la vestizione – di chinarvi verso i piccoli», i tre diaconi permanenti sono concordi: «La vita non cambia nelle cose che faremo, ma sentiamo una pienezza interiore straordinaria».

 

19 gennaio 2015