Il cardinale Vallini ai cori della diocesi: «Vostri concerti siano catechesi in canto»

All’Angelicum il convegno “Cantare la Fede” per fare il punto sullo stato di salute della musica liturgica. Monsignor Frisina: «Con la musica s’incontrano sacra infinitamente alto e infinitamente profondo»

L’Aula magna della Pontificia università San Tommaso d’Aquino è gremita. Perlopiù giovani sono quelli che, in questo venerdì 26 settembre, siedono ai banchi in attesa che inizi il convegno “Cantare la Fede” che, tra i relatori, ha alcuni tra i più importanti esperti di musica liturgica come monsignor Vincenzo De Gregorio, preside del Pontificio istituto di Musica sacra, e padre Jordi A. Piquè, preside del Pontificio Istituto liturgico Sant’Anselmo. L’arrivo del cardinale vicario, Agostino Vallini e dell’ideatore dell’evento, monsignor Marco Frisina, trasforma la calma platea in un pubblico da stadio. Tutti in piedi ad acclamare con urla di gioia e applausi scroscianti i protagonisti dell’incontro, nato in occasione dei 50 anni dalla Costituzione Conciliare “Sacrosanctum Concilium” e del 30° anniversario del Coro della Diocesi di Roma per fare il punto sullo stato di salute della musica liturgica. L’aula dell’Angelicum che accoglie circa 1500 delegati in rappresentanza delle cappelle musicali italiane, di Spagna, Portogallo, Brasile e Turchia è in festa per un musicista che non è Vasco o Ligabue ma un sacerdote sessantenne: il maestro Marco Frisina, a cui il cardinale Vallini riconosce il merito di essere «il vero e instancabile animatore» del Coro della diocesi di Roma, da lui fondato e diretto sin dal 1984 e composto attualmente da oltre 250 elementi.

«I vostri concerti non sono esibizioni canore – spiega il porporato rivolgendosi alla platea di esperti di musica sacra, rappresentanti del movimento musicale-liturgico e coristi di diocesi e parrocchie – ma “catechesi in canto”, musica e parole che sono cioè in grado di annunciare il Vangelo. E il Concilio Vaticano II, affermando che il canto sacro è parte necessaria della liturgia ha riconosciuto il ruolo pedagogico delle schole cantorum perché permettono di vivere l’esperienza di Dio». Dunque «essenziale», il coro «non è ornamento marginale ma è la liturgia ad esigerne la presenza». Tutto vero a patto di rispettare alcune condizioni: innanzitutto «che i canti non siano improvvisati – avverte Vallini -, che ci sia preparazione tecnica e, in tal senso, il tempo che il coro dedica alle prove è fondamentale, paragonato a quello della semina che precede la raccolta dei frutti. Non ultimo, che si dia importanza alla preparazione spirituale dei coristi».

Dello stesso avviso è padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato, il cui intervento al tavolo dei relatori ha lo scopo di aiutare a riflettere su alcune questioni aperte relative al canto liturgico, tenendo conto dei documenti ufficiali della Chiesa e, in particolare, della costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”. «Questa – chiarisce il carmelitano – individua i principi della musica liturgica che, per dirsi tale, deve ispirarsi ai testi biblici, rispettare i cicli legati all’anno liturgico, adattarsi ai singoli momenti della celebrazione, esprimere la preghiera, favorire l’unanimità e arricchire di solennità i riti». Ancora una volta bando alle improvvisazioni: «Il canto deve essere conforme alla dottrina cattolica». E tra le fonti a cui attingere ci sono i Salmi: qui, monsignor Frisina – più volte commosso fino alle lacrime dall’accoglienza festosa riservatagli
dalla platea – individua una preziosa miniera di trame per il canto, alla quale lui stesso ha fatto ricorso in tutti questi anni per comporre le sue opere più belle. I suoni, quelli, sono invece nel Creato: «Ovunque è musica, perché la musica è fatta di vibrazioni, impalpabili e potentissime: è il suono di una canna attraverso la quale passa un soffio, è un legno che batte, un tuono che romba, è il ritmico respiro del mare sul bagnasciuga». L’uomo «che pure ha imparato a riprodurre i suoni della creazione, ha però nella voce lo strumento più bello e misterioso, perché capace di adattarsi alle emozioni umane». Linguaggio primordiale, il canto è legato all’esperienza religiosa, specie comunitaria: «È l’infinitamente alto – conclude Frisina – e l’infinitamente profondo che si toccano».

Tra i momenti più importanti della tre giorni romana, la celebrazione della Santa messa, sabato 27 settembre, nella Basilica di Santa Maria Maggiore e, alla sera il concerto del Coro della diocesi di Roma e dell’Orchestra Fideles et Amati diretti da Frisina. Domenica 28, in occasione della giornata dedicata ad anziani e nonni, la Santa messa celebrata da Papa Francesco in piazza San Pietro, animata nel canto da tutte le corali intervenute al convegno.

29 settembre 2014