Per il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore del Tribunale della Penitenzieria apostolica, non c’è dubbio: «Dal confessionale può nascere l’unica verapace di cui il mondo ha veramente bisogno, l’unico aiuto, davvero efficace per l’umanità intera, che, confessione dopo confessione, si vedrà purificata dal peccato e così salvata dal più letale degli “smog”». Lo scrive in una “Lettera ai confessori” per le prossime celebrazioni natalizie, ribadendo che «nella confessione che avviene l’opera ecologica più radicale che si possa compiere».

A proposito del Natale ormai alle porte, il porporato sottolinea che «l’avvenimento che ci apprestiamo a celebrare non ha nulla a che vedere con una certa concezione fiabesca e sdolcinata di queste festività, ma costituisce piuttosto il mistero santo, rispetto al quale il mondo e la storia verranno giudicati alla fine dei tempi». Quindi, spiegando il valore della confessione come «sacramento grande della misericordia», e considerando il giudizio divino sull’amore, osserva che «in ogni celebrazione di questo sacramento, per l’anima fedele, viene come “anticipato” il Giudizio ultimo». Al penitente, prosegue il cardinale, «è donato di aprirsi alla grande Verità» della misericordia di Dio, da cui da cui «viene abbracciato, risollevato e trasformato».

Ancora, il penitenziere maggiore sottolinea come quello della confessione sia «un servizio che si svolge nel nascondimento», ma che «trova la sua forza nella gratitudine per l’immenso privilegio che ci è stato concesso, di poter condurre, sacramentalmente e perciò realmente, i fratelli dinanzi alla Grotta di Betlemme».

22 dicembre 2015