Cardinale De Donatis: «All’origine della testimonianza, l’iniziativa di Dio»

Il vicario ha tenuto nella basilica di San Giovanni la sua prima omelia da cardinale, nella solennità dei santi Pietro e Paolo. Il ricordo di don Andrea Santoro e l’invito a ritrovare la passione per la Scrittura

Nella sua prima omelia da cardinale l’invito al clero di Roma ad agire come l’apostolo Pietro e come Paolo di Tarso, ad essere testimoni di Gesù e annunciare la sua risurrezione per rafforzare la testimonianza cristiana. Nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, il vicario Angelo De Donatis, creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro di giovedì 28 giugno, ha presieduto la preghiera dei vespri a San Giovanni in Laterano, animata dai seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Oltre ai numerosi fedeli che affollavano la navata erano presenti i vescovi ausiliari, i canonici della basilica, numerosi sacerdoti diocesani, religiosi e religiose.

 

Cardinale Angelo De Donatis, vespri 29 giugno 2018, San Giovanni in Laterano

La meditazione del porporato è ruotata intorno a una lettera di don Andrea Santoro del febbraio 1998, nella quale il parroco romano fidei donum, ucciso a Trebisonda, in Turchia, il 5 febbraio 2006, si soffermava sulla necessità nei nostri giorni di annunciare la verità di Dio e le sue promesse di vita. Il sacerdote affermava che la verità, la pace, la gioia si trovano nel Vangelo che «propone la castità, la povertà e l’obbedienza a un mondo che esalta il piacere, la ricchezza, l’affermazione di sé. Propone l’amore, il servizio, il dono di sé fino al sacrificio a un mondo che esalta la forza, il dominio sugli altri, la ricerca del proprio tornaconto». A vent’anni di distanza il cardinale De Donatis, dal 2007 assistente spirituale dell’associazione “Don Andrea Santoro”, ha rimarcato che non si diventa testimoni per scelta, non si tratta di «un’autoelezione arbitraria» né è frutto di «un discernimento fatto a tavolino» ma si tratta di un dono immeritato perché si è assistito a qualcosa che non si può tacere, si è ricevuto un dono che va condiviso con gli altri. «All’origine della testimonianza – ha spiegato – c’è sempre l’iniziativa di Dio che sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti».

La testimonianza però non deve essere vissuta come un dovere o uno sforzo, ha avvertito il vicario. Per rinvigorirla è quindi necessario ricordare «le circostanze concrete nelle quali siamo stati redenti dalla grazia, abbiamo visto e udito – ha aggiunto -. Sono un testimone perché so da che cosa mi ha salvato il Signore, non “in genere” ma nel concreto della mia vita fatta di vuoti, di peccati, di illusioni». Da questa salvezza deve scaturire la necessità dell’annuncio della gioia sperimentata. Il porporato ha esortato quindi il clero a riflettere su questo aspetto, in vista del cammino diocesano di ridefinizione della pastorale intrapreso. Il cardinale De Donatis ha spiegato che spesso non si è in grado di spiegare e rendere comprensibili le tante iniziative compiute. Al contrario, «l’annuncio del Vangelo crea i presupposti affinché la testimonianza sia leggibile e chiara» altrimenti «rischia di rimanere un bel film distribuito in lingua straniera senza i sottotitoli».

Il cardinale si è quindi chiesto per quale motivo con tanti validi progetti realizzati «non sboccia la fede. Forse – è la risposta – perché non siamo in grado di fornire le categorie giuste per decodificare la testimonianza». Ha quindi rivolto un invito affinché si ritrovi «il gusto della lettura, dell’approfondimento, del perdere tempo sulla Scrittura per aiutare gli altri a comprendere la bellezza della fede». Un consiglio indirizzato soprattutto a quanti si preparano al ministero ordinato, ai quali ha rivolto l’invito a «recuperare la passione per lo studio con lo scopo preciso di riappropriarsi di quel munus docendi del prete, oggi tanto necessario e forse un po’ trascurato». Il cardinale durante la sua omelia ha ricordato le parole del vescovo ausiliare Paolo Ricciardi sulla solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo pubblicate su Roma Sette di domenica 24 giugno.

Al termine della recita dei vespri poi il nuovo cardinale ha salutato i presenti nel cortile del palazzo del Vicariato.

2 luglio 2018