Il carcere, grande assente della campagna elettorale

L’appello del Garante nazionale Mauro Palma a forze politiche e partiti: la necessità di «uno sguardo ampio e prospettico capace di superare la tendenza a guardare solo all’immediato»

57 suicidi nei primi otto mesi dell’anno Il 2022 nelle carceri prosegue portando con sé un bagaglio drammatico. Nonostante questo però il mondo del carcere resta il grande assente della campagna elettorale in vista delle ormai imminenti elezioni politiche, il 25 settembre. Dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma arriva quindi un appello a tutti i partiti politici e ai loro leader. «Il carcere – si legge nel testo – è assente non solo perché porta pochi voti e scarsi consensi ma richiede anche uno sguardo ampio e prospettico capace di superare la tendenza di gran parte dell’attuale dibattito politico a guardare solo all’immediato».

L’invito del Garante è allora a «mettere al centro dei programmi il tema dell’esecuzione penale, non per proporre facili e talvolta vuoti slogan di bandiera ma per affrontare concretamente i problemi». A iniziare, insomma, «un deciso cambio di rotta, liberandosi dello scontro ideologico e ragionando in termini di utilità e funzionalità, nel quadro delineato dalla nostra Costituzione. Sullo sfondo, «una finalità che deve essere comune: che il carcere sia un luogo adeguato per chi vi opera e funzionale per chi vi è ristretto, che dia la possibilità a tutti di tornare nella società». Nell’analisi di Palma, alcune criticità del sistema possono trovare risposte comuni, «su almeno quattro punti, al di là delle diversità di idee sul carcere. Proposte che non possono non trovare spazio nel dibattito preelettorale, nei programmi e negli impegni dei partiti e delle coalizioni».

Il primo punto: «Un impegno dei territori ad aprirsi per istituire delle strutture di accoglienza e di controllo di quelle persone che invece attualmente per pene brevissime sono inutilmente in carcere; persone che rappresentano una minorità sociale che rischia di trovare solo risposte di tipo reclusivo». Un contributo, oltretutto, a decongestionare l’attuale sistema sovraffollato. La seconda proposta è «un investimento culturale massiccio sull’istruzione e sulla formazione all’interno delle carceri: su quasi 55mila detenuti ce ne sono 1.200 che frequentano l’università ma anche 900 italiani e analfabeti».

Ancora, Palma propone «un’immissione importante di professionalità in carcere al fine di potenziare tutti i percorsi di connessione con il mondo esterno e anche con il suo fondamentale aspetto tecnologico: operatori sociali, educatori, psicologi, mediatori culturali, formatori professionali». Da ultimo, «una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale che in carcere svolge una funzione complessa e impegnativa. Affrontare le difficoltà comportamentali e il disagio psichico deve essere una priorità», asserisce il Garante, suggerendo una maggiore attenzione a chi in carcere opera.

«Sono alcuni punti su cui è possibile trovare convergenza – conclude il Garante nazionale -, fermo restando l’impegno civile di tutti a che il nostro Paese possa comunque avere a breve strutture detentive materialmente adeguate alla sua tradizione democratica».

6 settembre 2022