“Il cantiere della strada e della vita” secondo la Caritas di Roma

Presentato il programma pastorale del secondo anno di cammino sinodale. Il vescovo Ambarus: l’impegno ad «accogliere, creando occasioni di incontro “nella” celebrazione». L’abitare, il lavoro, le solitudini e l’ecologia integrale gli ambiti di impegno

Resta l’ascolto il focus primario che orienterà anche in questo secondo anno di cammino sinodale le attività e le iniziative della Caritas diocesana. È quanto è emerso ieri sera, 27 ottobre, nel corso della presentazione on-line del programma pastorale denominato “Il cantiere della strada e della vita”, a dire che «ci sono situazioni, categorie e spazi umani rispetto ai quali siamo ancora in debito di ascolto», come ha spiegato nel suo intervento il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la carità e per i migranti. In particolare il presule ha sottolineato che dei «tre cantieri ispirati all’icona biblica di Betania, proposta dalla Cei per proseguire nel cammino del Sinodo, verrà posta l’attenzione specialmente su quello del villaggio» con l’obiettivo di «ascoltare quei mondi meno ascoltati come i poveri e gli stranieri», tenuto conto che «Roma è una città multiculturale, che conta la presenza di circa 600mila stranieri, la metà dei quali sono cristiani», e che «in diocesi ben 54 sacerdoti si dedicano a tempo pieno alle 150 comunità cattoliche provenienti da tutto il mondo». Da qui l’importanza per Ambarus di «integrare e accogliere chi, come noi, appartiene al popolo di Dio, non solo offrendo spazi fisici “per” la celebrazione ma creando occasioni di incontro “nella” celebrazione e nel culto».

Anche Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana, ha messo in luce i quattro ambiti di impegno pastorale – l’abitare, il lavoro, le solitudini e l’ecologia integrale – in quanto «proposta programmatica per rilanciare la nostra funzione», dando valore all’idea del cantiere perché «richiede competenze diverse e richiama un progetto a lungo termine, il cui risultato sarà ricco nella misura in cui avrà coinvolto molti e non pochi». Tre invece «i pilastri del nostro programma – sono ancora le parole di Trincia -: l’incontro con il povero, da realizzare con gli occhi, con il cuore e con le mani; la comunità nel territorio per costruire una mappatura relazionale oltre che per offrire spazi di formazione; infine l’ascolto e la diaconia, per animare la carità come servizio al Vangelo». Il direttore della Caritas ha anche illustrato sinteticamente in quali forme queste azioni potranno venire declinate, guardando «all’iniziativa “Quartieri solidali”, per partire dalla solitudine degli anziani, ma anche all’accoglienza diffusa propria delle comunità parrocchiali che si aprono alle persone senza fissa dimora, ai profughi e ai rifugiati, fino al servizio notturno itinerante, per ascoltare, aiutare e conoscere gli invisibili dei nostri quartieri».

Sintetizzando gli obiettivi e le priorità, don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana, ha parlato di «una Chiesa che si fa sempre più laboratoriale e che vuole imparare dalla complessità della storia recente», laddove «complessità è ricchezza e segno di un mondo che cambia», da abitare «con responsabilità e dinamismo, progettando non “per” i poveri ma sempre più “con” i poveri, portatori non solo di bisogni ma anche di diritti e di risorse».

28 ottobre 2022