Il “cambiamento climatico”, la più grande paura degli italiani

L’indagine di Ipsos per Amref rivela come il 90% dei cittadini tema il “climate change”. Per sei persone su dieci è ormai troppo tardi per attuare misure risolutive

Il cambiamento climatico è vissuto dal 90% degli italiani «come una grave minaccia per il mondo intero e soprattutto per la salute globale degli individui». È questo il sentiment emerso dalla ricerca “Africa e salute: l’opinione degli italiani” realizzata da Ipsos per Amref Italia, volta ad indagare la percezione dei cittadini rispetto al climate change e il suo impatto sulla salute dell’Africa e del Pianeta. Questa terza edizione dello studio è stata condotta in vista del primo Health Day che si svolgerà all’interno di Cop28, in programma a Dubai, domenica 3 dicembre, alla presenza dei ministri della Salute di tutto il mondo con l’obiettivo di fornire risposte concrete alle paure e problematiche rispetto al benessere globale.

«Abbiamo il dovere di rispondere a chi dice che è troppo tardi per fare qualcosa. È vero, la salute del pianeta è a rischio. A minacciarla, il cambiamento climatico e l’insorgenza di nuove malattie infettive», ha dichiarato Guglielmo Micucci il direttore di Amref Italia. Per sei persone su dieci – evidenziano i dati – è ormai troppo tardi per attuare misure risolutive; di contro il 33% è convinto che in merito al climate change ci sia un allarmismo esagerato e la situazione non sia così grave. Le problematiche legate al cambiamento climatico, infatti, sono spesso associate alla diretta attività umana (86%) che rischia di essere andata troppo oltre e per cui oggi la popolazione mondiale si ritrova a pagare le conseguenze.

Tra le più temute gli italiani mettono in prima posizione l’aumento delle ondate di calore e innalzamento delle temperature (46%). Al secondo posto l’aumento della siccità e la diminuzione della disponibilità di acqua (44%) e a seguire la diminuzione della disponibilità di cibo dovuta agli impatti sull’agricoltura (37%) e l’aumento delle alluvioni (33%). Le cause del cambiamento climatico mettono molto a rischio la salute dei cittadini di tutto il mondo per il 69% degli intervistati. E se per il 68% degli intervistati i cittadini africani sono molto a rischio, a livello di cittadini europei, italiani compresi, la soglia di preoccupazione massima scende leggermente (65%).

Secondo lo studio i problemi sanitari non hanno confini e i Paesi a medio e alto reddito dovrebbero contribuire di più per cercare di tutelare la salute dei Paesi a basso reddito. Questa l’opinione del 68% degli intervistati di quest’anno, in linea con il dato del 2022 e 2021. L’84% del campione crede che la propria salute sia legata a quella dei cittadini del resto del mondo, mentre scende al 79% quanti ritengono la propria salute collegata a quella dei cittadini africani. Sostenere la salute dei cittadini dei Paesi a basso reddito significa quindi, indirettamente, sostenere anche la salute dei propri cittadini in quanto strettamente correlate. Per i partecipanti all’indagine, le principali minacce percepite per la salute dei cittadini europei sono rappresentate da malattie croniche (45%), crisi economica (33%) e solo il 26% da effetti del cambiamento climatico. Le principali minacce percepite invece per la salute dei cittadini africani sono rappresentate dalle malattie infettive (56% di cui solo il 7% è rappresentato dalla pandemia Covid19), dalle condizioni di vita (52%) e dalla scarsa disponibilità di strutture e operatori sanitari (41%).

«Negli ultimi dieci anni secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – sottolinea Micucci – si è avuto un aumento del 63% delle malattie infettive trasmesse tra animali e uomini. In attesa di scoprire le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, questi dati ci indicano che dobbiamo fidarci della comunità scientifica, che ci dice che la salute dell’uomo non può più prescindere dalla salute dell’ambiente e degli animali». E aggiunge: «L’operato di Amref sarà quello di portare a Cop28 le istanze dell’Africa e, in Italia, ribadire che salute e ambiente non possono più viaggiare su percorsi separati».

30 novembre 2023