Il “Buon Samaritano” di Rupnik al Gemelli Art

L’opera, benedetta dal cardinale De Donatis a pochi giorni dalla Giornata mondiale del malato, arricchisce il reparto di Radioterapia. Il pensiero ai malati

Un trionfo di colore, in tutte le sfumature del rosso. Un abbraccio, un incontro di sguardi dipinto su tela, incorniciato da un mosaico a tessere oro e rosse. “Il Buon Samaritano” di padre Marko Ivan Rupnik arricchisce, da ieri pomeriggio, 27 gennaio, il Gemelli Art, il reparto di Radioterapia della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli. Lo ha benedetto, insieme a tutto il reparto, il cardinale vicario Angelo De Donatis, intervenuto al vernissage insieme al vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica.

«L’opera di Rupnik – ha detto Giuliodori – è un modo per dire grazie a tutti gli operatori di questo straordinario progetto che è Gemelli Art, che rappresenta un altro frutto nato dai semi gettati 60 anni fa con la nascita della facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica e poi del Policlinico Gemelli. Nell’orizzonte della Giornata mondiale del malato, che si celebrerà il prossimo 11 febbraio, quest’opera esprime pienamente con la potenza dell’immagine il prendersi cura della persona nella sua integralità», ha aggiunto. E proprio ai malati ha rivolto il suo «pensiero particolare» De Donatis: per loro, ha detto, «è tutto il nostro affetto e sostegno, soprattutto in questo momento di pandemia che ancora non permette di poter essere fisicamente accanto a ciascun di loro come vorremmo».

Il porporato ha ricordato l’appuntamento con la XXX Giornata mondiale del malato, dedicata quest’anno al tema “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. «Guardando questa immagine – ha detto rivolto ai medici e al personale sanitario – vi auguriamo di essere sempre più consapevoli della grande dignità della vostra professione e della responsabilità che essa comporta. Ciò che ci colpisce in questa immagine è sicuramente il contatto tra gli occhi – ha aggiunto -. Il Samaritano è Cristo e ognuno di noi è quell’uomo». Quindi, tornando alla parabola da cui l’immagine prende spunto, De Donatis ha “riconsegnato” «quei dieci verbi che l’evangelista ci lascia in eredità e che indicano la pienezza di un’azione di cura: passare accanto, volgere lo sguardo e avere compassione, farvi vicini, fasciare le ferite, versare l’olio della consolazione e il vino della speranza, caricare su di voi come sull’asino del samaritano, la persona malata, portare il malato nella locanda, che per voi è questo luogo, prendervene cura, tirare fuori i due denari dell’umanità e della passione nella vostra missione. C’è un verbo che manca nel Vangelo- ha osservato -, ma credo che attraversi tutto il racconto: il Samaritano si è messo in ascolto. Che il Signore ci doni occhi capaci di lasciarsi toccare dagli occhi di Cristo e orecchie capaci di ascoltare quanti ci consegnano una vita segnata dalla sofferenza».

Nelle parole di Vincenzo Valentini,  direttore di Gemelli Art e vicedirettore scientifico della Fondazione Gemelli, «quest’opera, ispirata alla parabola del Buon Samaritano, interpreta la dimensione del “dono” che, nelle relazioni all’interno dei percorsi di cura, arricchisce con uno sguardo di partecipazione umana il rapporto con la persona-paziente che ci troviamo di fronte. Questa dimensione di attenzione, che si arricchisce di iniziative personali che trascendono la pur fondamentale prestazione medica, costruisce delle trame relazionali che sono dei luoghi di vera bellezza – ha osservato -. Lo stesso accade tra i pazienti stessi e tra i pazienti e il personale sanitario. Questa trama relazionale nel quale una persona dona attenzione all’altro, nell’opera di Padre Rupnik viene legata all’azione dell’amore, che la fede illumina di una presenza di Luce».

Inaugurato ormai due mesi fa, il progetto di portare la bellezza delle opere d’arte negli ambienti della radioterapia – denominato appunto Art for Art – ha ricevuto anche il patrocinio del ministero per i Beni e le attività culturali, registrando un alto indice di gradimento da parte dei pazienti che ogni giorno affollano il reparto, per un totale di 35mila accessi all’anno. «Essere curati immersi nella bellezza e nell’arte, in tutte le sue declinazioni – conclude Valentini -,  ha anche dei risvolti clinici misurabili; sono diversi infatti gli studi che dimostrano come l’ascolto della musica sia in grado ad esempio di ridurre l’impatto della tossicità, cioè degli effetti indesiderati dei trattamenti».

28 gennaio 2022