Il “B&B della Mamma”, a sostegno di mamme e bambini
Il progetto dell’associazione La Casa della Mamma, sostenuta dai fondi dell’8xmille, che dal 1969 accoglie ragazze madri in difficoltà. L’obiettivo: la cura della relazione madre-bambino, la formazione e il sostegno della madre, per una piena integrazione nella società
Un luogo accogliente, ospitale, sempre in ascolto, attento alle trasformazioni sociali e rivitalizzato da ogni nuovo incontro: è l’associazione La Casa della Mamma, a via Udine, che dal 1969 accoglie ragazze madri, di età compresa tra i 15 e i 23 anni, in difficoltà sociali ed economiche, con l’obiettivo di aiutarle a diventare donne e a far crescere con responsabilità e autonomia i propri figli. Un vero e proprio “laboratorio”, sostenuto dai fondi dell’8xmille, per le mamme e i loro bambini, accompagnati alla scoperta del valore che emerge dallo scambio con l’altro, dall’educazione civica, dalla formazione e dal lavoro. Attualmente sono sei i nuclei familiari ospitati, tutti giunti tramite il Tribunale per i Minorenni di Roma.
«Il nostro progetto educativo prevede la cura della relazione madre-bambino, la formazione e il sostegno della madre, necessari per una loro piena integrazione nella società – spiega la direttrice Lucia Di Mauro, impegnata nell’associazione da 30 anni -. Centrale dunque è l’osservazione della ragazza, la sua relazione con il bambino rispetto ai bisogni fisici ed emotivi, il rapporto con gli operatori e le altre ragazze ospiti». Sono vissuti difficili, i loro, privi di riferimenti genitoriali e costellati da smarrimento e incertezza: «Qui ritornano a essere figlie per poi diventare madri – aggiunge -. Queste giovanissime donne hanno infatti bisogno di essere presenti nel pensiero di qualcuno, di sentirsi amate e finalmente ascoltate». Per rispondere a questa necessità l’associazione si è arricchita di una nuova esperienza: l’educatrice di riferimento, la quale accompagna il singolo nucleo familiare durante tutto il periodo di permanenza, offrendo un contenimento alle emozioni, alle preoccupazioni e sostegno ai bisogni.
Un’attenzione alla continuità e coerenza di pensiero che si riflette anche negli aspetti organizzativi del quotidiano: ciascuna ragazza è infatti coinvolta appieno nella gestione della casa e degli spazi comuni (dal controllo della dispensa e dei medicinali alla definizione del menù). Una rete di rituali e regole che si è mantenuta inalterata anche in tempi di pandemia: «In un momento di così grande disorientamento bisognava non solo dare sicurezza, ma anche creare un nuovo quotidiano – commenta la direttrice -. Per questo, insieme ai ragazzi del Servizio civile, abbiamo organizzato un centro estivo per i bimbi: un modo per permettere alle mamme di ricominciare a studiare, a lavorare e a fare formazione, percependosi così membri attivi della società».
Nessuno spazio all’assistenzialismo, dunque, come dimostrano anche i due grandi che La Case della Mamma porta avanti: la sartoria, che fornisce alle giovani mamme una prima esperienza lavorativa, e il “B&B della Mamma”, una vera e propria impresa sociale, un “nido professionale” con oneri e responsabilità che le ragazze devono affrontare quotidianamente. Accanto a queste esperienze, c’è poi il progetto definito “spazio mamme-bambini”: un tempo di gioco libero con materiale selezionato, durante il quale alcuni bambini (separati per età), una mamma e un’educatrice giocano insieme in presenza di una psicoterapeuta.
Il tutto si inserisce all’interno di un intervento educativo pensato che sostiene le mamme dal momento dell’entrata fino alla dimissione, che avviene nel momento in cui viene trovata loro un’abitazione e un lavoro adeguati. «Nulla è affidato all’improvvisazione, ogni dettaglio è curato: dall’alimentazione alla scelta dei giochi – spiega ancora Di Mauro -. Lavorare con queste ragazze richiede infatti tanta professionalità». Un percorso di formazione continuo che vede protagonisti gli educatori. Come Federica, 26 anni, da 5 impegnata nell’associazione. «Trovo estremamente gratificante e sorprendente ciò che faccio – racconta -. Ogni giorno che mi reco al lavoro desidero mostrare a queste ragazze che esiste un’alternativa alla realtà che hanno conosciuto e vissuto».
21 luglio 2020