Il Bambino Gesù con insegnanti e ragazzi per fare fronte all’epilessia

Con “La scuola non ha paura delle crisi”, formati quasi 4mila tra docenti e studenti, per gestire in classe gli attacchi. Il 14 febbraio la Giornata mondiale

Docenti, operatori scolastici e studenti. È un progetto di formazione ad ampio spettro “La scuola non ha paura delle crisi”: un’iniziativa attraverso la quale dal 2016 l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù – in collaborazione con la Lega italiana contro l’epilessia (Lice) – ha già formato quasi 4mila insegnati, operatori della scuola e ragazzi, insegnando loro come gestire le crisi epilettiche in classe, riducendo drasticamente le chiamate d’emergenza al 112 e gli accessi non necessari al Pronto soccorso. Circa 100 gli istituti coinvolti, che ora sono in grado di gestire direttamente le crisi convulsive.

Un impegno, quello del personale specializzato del Bambino Gesù, che è continuato senza sosta anche nel tempo della pandemia di Covid-19 e che lunedì prossimo, 14 febbraio, culminerà nella Giornata mondiale dell’epilessia, che si tiene ogni secondo lunedì di febbraio: nel giorno di san Valentino, che è anche il protettore dei pazienti con epilessia, gli esperti saranno in diretta iretta social per dialogare con le famiglie su questa patologia che colpisce 1 persona su 100, soprattutto in età pediatrica. L’appuntamento è alle 12 sulla pagina Facebook e sul canale YouTube  dell’Ospedale.

«Circa il 30% delle crisi epilettiche nei pazienti con epilessia non del tutto controllata si manifesta in ambiente scolastico – spiegano dalla struttura della Santa Sede -; il 40% delle chiamate al numero di emergenza 112 che partono dalle scuole è proprio per una crisi epilettica. Il 90% degli attacchi convulsivi dura meno di 2 minuti e richiede solo assistenza fisica, ma non interventi medici. Quando la crisi dura più a lungo può essere necessaria l’assistenza in urgenza, che può comportare anche un ricovero in centri di terapia intensiva. In queste situazioni – osservano – una somministrazione corretta e tempestiva di farmaci specifici può interrompere la crisi, evitare il ricovero e, soprattutto, impedire gravi conseguenze per il paziente». Di qui la scelta del progetto di formazione: attraverso open day, lezioni in presenza o via web, «il personale specializzato dell’Ospedale (medici, psicologi, infermieri) con l’ausilio di esercitazioni pratiche e video tutorial prepara i partecipanti ad affrontare gli attacchi epilettici e a somministrare correttamente, quando è necessario, i farmaci in grado di interrompere la crisi».

Il successo lo confermano i numeri: dall’ultimo monitoraggio effettuato negli istituti coinvolti risulta che «nei 12 mesi successivi alla formazione (anno di riferimento 2019) sono state gestite in classe 170 crisi epilettiche, applicando le corrette manovre di assistenza. Di queste, 25 sono durate oltre i 2 minuti e gli operatori scolastici hanno somministrato il farmaco come da procedura. In 22 casi è stato opportunamente chiamato il numero di emergenza 112; solo 17 pazienti sono stati portati al Pronto soccorso». In sostanza, grazie alle competenze acquisite, le chiamate al 112 sono nettamente diminuite e il numero di accessi impropri al Pronto soccorso è stato pressoché azzerato. I dati del monitoraggio, annunciano dal Bambino Gesù, sono in fase di pubblicazione sulla rivista scientifica Epilepsy & Behavior.

«Le persone con epilessia ancora oggi sono vittime di pregiudizi e limitazioni in vari ambiti della loro vita sociale; scuola, sport, lavoro. È per questo motivo che emarginazione e discriminazione vanno combattute con ogni iniziativa di informazione, formazione e sensibilizzazione possibile – sottolinea Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze del Bambino Gesù -. È scientificamente dimostrato che educare la scuola alla gestione dei bambini e dei ragazzi affetti da epilessia ne favorisce l’inclusione, l’inserimento in classe, migliora la loro qualità di vita – con ricadute positive anche sui livelli di ansia dei genitori – e riduce sensibilmente gli accessi non necessari al pronto soccorso. È innegabile inoltre – aggiunge – che questo programma educazionale ha per i compagni di classe un alto valore culturale e nel tempo farà migliorare sempre più l’accettazione della malattia da parte della società».

10 febbraio 2022