Il bacio del Papa sul numero tatuato della sopravvissuta al lager

La testimonianza di Lidia Maksymowicz raccolta da Vatican News: «Ci siamo capiti con gli occhi, non dovevamo dirci nulla, non c’era bisogno di parole»

«Con Papa Francesco ci siamo capiti con gli occhi, non dovevamo dirci nulla, non c’era bisogno di parole». Lidia Maksymowicz, polacca di origini bielorusse sopravvissuta ai lager nazisti, racconta a Vatican News l’esperienza vissuta ieri mattina, 26 maggio, quando, al termine dell’udienza generale nel Cortile di San Damaso, durante il baciamano, è stato Papa Francesco a baciare, in silenzio, il numero “70072” tatuato sul suo braccio.

«Il gesto del Santo Padre mi ha rafforzato e riconciliato con il mondo», afferma la donna, oggi residente a Cracovia, in questi giorni in Italia ospite dell’associazione La Memoria Viva di Castellamonte (Torino) per raccontare ai giovani la sua testimonianza, raccolta ora nel docufilm a lei dedicato “La bambina che non sapeva odiare”. «Dopo Giovanni Paolo II, amo Papa Francesco – afferma -. Seguo le sue cerimonie tramite la tv, prego ogni giorno per lui, gli sono fedele e affezionata».

Un’udienza, quella di ieri, che coincideva con la celebrazione polacca della festa della mamma, ricordata anche da Papa Francesco. «Per me – dichiara ancora Maksymowicz – è una ricorrenza particolare, perché io di mamme ne ho avute due: quella che mi ha dato alla luce, e che mi è stata rubata nel campo di concentramento a tre anni, e la mamma polacca che mi ha adottato una volta libera e a cui devo la mia salvezza». A soli 3 anni infatti è stata strappata dalla sua casa e dai suoi affetti: «Ero piccola, avevo pochissimi anni – aggiunge – ma già grande esperienza, dopo aver vissuto scene di guerra nell’ex Unione Sovietica. Ero pronta al dolore, al male fatto dagli uomini contro altri uomini, ma non mi aspettavo di vivere quello che ho vissuto ad Auschwitz».

27 maggio 2021