Il 4 settembre la beatificazione di Giovanni Paolo I

Parla Stefania Falasca, giornalista e vice-postulatrice della causa di beatificazione: «Il suo mandato episcopale coincide con l’applicazione del Concilio. Non è stato una meteora». Alla vigilia, la veglia con De Donatis a San Giovanni in Laterano

Il prossimo 4 settembre, alle 10.30, Francesco presiederà la celebrazione eucaristica durante la quale sarà proclamato beato Papa Giovanni Paolo I. Un pontificato breve, il suo, appena 34 giorni, che tuttavia ha segnato un indirizzo ben preciso nella vita della Chiesa. Perché, come spiega Stefania Falasca, giornalista, vicepostulatrice della causa di Albino Luciani e vicepresidente della Fondazione intitolata al prossimo beato, «il suo mandato episcopale coincide con l’applicazione del Concilio». Prima a Vittorio Veneto, poi a Venezia e infine nel suo pontificato. Ma qual è una delle caratteristiche principali di Papa Luciani? «Non è stato una meteora. Ha portato avanti la Chiesa nel solco di una tradizione antica», spiega Falasca. In altre parole, «ha saputo sintetizzare sacro e profano, un modo di trasmettere la fede che lo rende unico, nella fedeltà alla dottrina». Una fede «romana, cioè universale, perché a Roma si esercita il ministero petrino che si esplicita nel custodire la fede e provvedere alla carità, ai poveri che sono il tesoro della Chiesa».

La beatificazione sarà preceduta, la sera del 3 settembre, da una veglia nella basilica di San Giovanni in Laterano, presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Un momento di preghiera durante il quale saranno letti alcuni passi del magistero di Giovanni Paolo I. A questo proposito, occorre ancora una volta sottolineare il grande lavoro svolto dalla Fondazione sulle carte di Luciani: una documentazione voluminosa, pazientemente ricostruita e ora pubblicata integralmente, grazie alla quale si può parlare in maniera consapevole e approfondita del pontefice. Un impegno che non è ancora concluso e che apre prospettive nuove sulla figura di Giovanni Paolo I. Quando Falasca ha presentato questo lavoro al Papa, nel dicembre scorso, il commento di Francesco è stato emblematico: «Giovanni Paolo I non sarà più il “cenerentolo” dei Papi del Novecento». Parole che la dicono lunga su come sia stata sottovalutata l’importanza di Luciani. Anche per questo, la causa di beatificazione è stata aperta solo 25 anni dopo la morte perché, spiega Falasca, «non c’erano enti o istituzioni che la portassero avanti».

Sarà presente a Roma anche Candela Giarda, la ragazza argentina la cui guarigione è stato il miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo I. Con lei ci saranno la mamma, Roxana Sousa, e padre José Dabusti, il parroco che aveva invitato a invocare Luciani per chiedere la guarigione della bambina, che all’epoca aveva 11 anni. Era il 2011. Come riporta il decreto sul miracolo, il 27 marzo a Paranà Candela era stata colpita da una encefalopatia infiammatoria acuta, stato di male epilettico refrattario maligno, shock settico, «con male alla testa, febbre, nausea e vomito, nonché disturbi del movimento e della parola». Il 26 maggio fu ricoverata in terapia intensiva a Buenos Aires. Il 22 luglio la situazione precipitò e i medici dissero ai familiari che non avrebbe superato la notte. La madre, affranta, si recò nella vicina parrocchia di Nostra Signora della Rábida (negli ospedali argentini, infatti, non possono esserci sacerdoti). Padre José visitò la bambina e propose di chiedere l’intercessione di Giovanni Paolo I. Pregarono tenendosi per mano con la madre e la figlia. «Quando gli ho chiesto perché si è rivolto proprio a lui – racconta Falasca – mi ha risposto che deve a Luciani la sua vocazione, perché qualcosa era scattato quando lo aveva visto eletto Papa in tv, semplice e sorridente». La situazione migliorò in maniera rapida e inspiegabile. L’8 agosto la bambina fu estubata e il 5 settembre Candela, recuperate completamente le capacità fisiche e intellettuali, fu dimessa.

19 luglio 2022