Il 30 gennaio rientrata la prima famiglia nella Piana di Ninive
Il patriarcato caldeo: ricostruire in una prospettiva di unità e pluralismo. Necessaria la vigilanza delle forze che hanno liberato le città
Il patriarcato caldeo: ricostruire in una prospettiva di unità e pluralismo. Necessaria la vigilanza delle forze che hanno liberato le città. Timore per le mine
questo ritorno sia seguito da quello di altre famiglie, che possano abbandonare i campi profughi di Erbil e del Kurdistan iracheno, per fare rientro nelle loro terre, nelle loro case.
Ad accogliere la famiglia rientrata a Teleskuf il sacerdote locale, padre Salar Bodagh, responsabile del comitato di ricostruzione. Dopo la liberazione della Piana di Ninive infatti si sta avviando un lento processo di ritorno alla normalità, anche se la priorità al momento resta la sicurezza. A preoccupare sono soprattutto le mine disseminate dai jihadisti in fuga: prioritaria, dunque, la messa in sicurezza dei terreni, oltre che la ricostruzione delle case.
La lista delle emergenze è lunga: la fornitura di acqua, di energia elettrica, la sistemazione delle strade, di ospedali, scuole e luoghi di culto. Secondo le stime fornite dal patriarcato caldeo, ogni abitazione avrebbe bisogno per la risistemazione di 3mila dollari, in aggiunta alla cifra che la Chiesa e il governo hanno già messo a disposizione. 500 milioni di dollari iracheni: questa la somma stanziata finora dalla Chiesa caldea. Di qui i ripetuti appelli del patriarca alle autorità e ai leader internazionali perché si proceda davvero a un’opera di ricostruzione in una prospettiva di unità e pluralismo fra le diverse anime che popolano la regione.
Intanto le pagine web del patriarcato riportano un elenco delle cittadine della Piana di Ninive liberate dall’esercito iracheno (Qaraqosh, Karamleis, Bartella e Tilkeif) e di quelle liberate dai Peshmerga curdi (Teleskuf, Batnaya, Baqofa). Secondo un censimento del 1987, in Iraq c’erano all’epoca 1,264 milioni di cristiani; oggi sono poco meno di 500mila. In particolare, a Mosul e nella Piana prima dell’ascesa dello Stato islamico si contavano circa 130mila fedeli; oggi sono diventati meno di 90mila, di cui 40mila hanno lasciato l’area in seguito a persecuzioni e dislocamento.
I caldei che hanno assicurato di voler fare ritorno nella Piana di Ninive sono, si stima, l’80%. Per la loro sicurezza, affermano dal patriarcato, è necessaria la vigilanza delle forze che hanno liberato le città della Piana, con il sostegno di guardie cristiane, e la presenza di osservatori internazionali, Ue e Onu, come accade a Baghdad e a Erbil.
2 febbraio 2017