Il 16 ottobre 1943, «giorno di non ritorno»
La Marcia della memoria, per ricordare gli 80 dalla deportazione degli ebrei di Roma, con il presidente della Repubblica Mattarella, diversi ministri e il sindaco Gualtieri. Il rabbino capo Di Segni: dopo la Shoah «c’era l’illusione che il mondo fosse cambiato. Non è così»
«In questo clima, tra la memoria del 1943 e l’orrore per le stragi e i rapimenti di innocenti causati dal barbaro attacco di Hamas in terra di Israele, condividendo l’ansietà per il futuro, ci stringiamo attorno alla Comunità ebraica con affetto e con una fedeltà che non è da oggi. Ci stringiamo e diciamo loro che siamo la stessa cosa e che nessuno dovrà essere lasciato solo e isolato come avvenne ieri, come non dovrà avvenire mai». Le parole del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi hanno chiuso ieri sera, 16 ottobre, la cerimonia organizzata al Ghetto in occasione dell’80° anniversario della deportazione degli ebrei di Roma. Presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deposto una corona di alloro davanti alla lapide commemorativa del rastrellamento.
La cerimonia è stata preceduta dalla Marcia della memoria, un pellegrinaggio silenzioso che si è mosso da piazza del Campidoglio fino a raggiungere il Portico d’Ottavia. Dietro un grande striscione blu con la scritta “Non c’è futuro senza memoria”, autorità civili, militari e centinaia di cittadini. La cerimonia si è svolta sotto una fitta pioggia, quasi a voler rendere più reale il ricordo di quel sabato nero. Pioveva infatti all’alba del 16 ottobre 1943 quando 1.024 ebrei romani furono deportati nei campi di concentramento. Tornarono 15 uomini e una sola donna, Settimia Spizzichino. Del rastrellamento di Roma non è rimasto più nessuno, l’ultimo sopravvissuto, Lello di Segni, è morto nel 2018. Alla cerimonia erano però presenti Sami Modiano e Tatiana Bucci: lui originario di Rodi e lei di Fiume, sopravvissuti ad Aushwitz. «Il 16 ottobre fu un giorno di non ritorno da trasmettere di generazione in generazione», ha detto ancora Riccardi ricordando che le persecuzioni contro gli ebrei erano iniziate nel 1938 con quelle che «non dobbiamo chiamare leggi razziali ma razziste».
È dal 1994 che la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Roma organizzano la manifestazione, alla quale quest’anno erano presenti anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana e i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, degli Esteri Antonio Tajani, della Giustizia Carlo Nordio, della Salute Orazio Schillaci. Un evento voluto per non dimenticare quei tragici eventi il cui dolore oggi si fonde, inevitabilmente, con quanto sta accadendo in Israele, che «per le sue dimensioni e l’efferatezza ha evocato stragi antiche e recenti – ha detto il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni -. Con i terroristi fin dentro le case e la stessa Shoah con i vecchi bastonati con il calcio del fucile, le donne trascinate per i capelli, picchiate e i bambini in fasce separati dalle madri. Questo ha riaperto ferite sanguinanti di eventi avvenuti in questa piazza, e ha diffuso nel mondo un senso di insicurezza». Quella che riguarda gli ebrei «è una storia di orrore», ha aggiunto Di Segni. Dopo la Shoah «c’era l’illusione che il mondo fosse cambiato, invece non è così», ha constatato.
Anche Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, pensava di «poter relegare solo alla memoria immagini tanto aberranti quanto tragiche che oggi tornano davanti ai nostri occhi». La speranza di tutti era che «nessuno sarebbe più entrato nelle nostre case per uccidere i nostri figli e dividere le nostre famiglie solo perché ebrei – ha proseguito -. Invece è avvenuto in Israele, unica democrazia del Medio Oriente che oggi è costretta a una guerra per la sicurezza dei propri cittadini». Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha rimarcato che «ripensando a ciò che accadde 80 anni fa a Roma quando famiglie, anziani e bambini vennero portati via dalle proprie case dai nazisti, è difficile non restare sgomenti davanti ai racconti di quanto avvenuto nei kibbutz e nei villaggi, dove i rastrellamenti sono comparsi di nuovo. I sentimenti che provano il popolo israeliano e la Comunità ebraica di Roma sono i sentimenti di Roma», ha affermato, esprimendo solidarietà e vicinanza. «Non torneremo indietro – ha proseguito -, nessun integralismo, nessuna autocrazia, nessuna ideologia di violenza e annientamento ci farà sprofondare nel passato. Occorre combattere sempre il virus dell’antisemitismo quando compare nelle sue metamorfosi».
Per il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, «comprendere e ricordare significa anche saper interpretare l’orrore e la barbarie avvenuta pochi giorni fa e quanto è profonda la ferita del popolo di Israele per quello che ha dovuto rivivere sotto i propri occhi». In un messaggio inviato agli organizzatori, la senatrice a vita Liliana Segre, ritiene «un dovere anche onorare la memoria dei tanti romani, di tutti i ceti e tutte le fedi, che si impegnarono, con sprezzo del pericolo, a nascondere e aiutare gli ebrei».
17 ottobre 2023