Il 14 settembre l’udienza del Papa al personale dell’amministrazione penitenziaria

L’ispettore generale dei cappellani don Grimaldi: «Un dono grande. Risvegli ancor più il nostro impegno in difesa della dignità dei detenuti»

«Un dono grande». L’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane don Raffaele Grimaldi definisce così la speciale udienza che Papa Francesco ha concesso, il prossimo 14 settembre, al personale dell’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile e di comunità, «per incoraggiare e sostenere il nostro particolare servizio, accanto a coloro che sono in prigione». Il segno dell’«attenzione della Chiesa, che si fa compagna di viaggio verso una grande famiglia sofferente, che vive la solitudine tra le mura delle carceri».

Don Grimaldi ricorda le diverse visite del pontefice « nelle carceri, in luoghi di sofferenza, di emarginazione e di povertà, », come il «Pastore che va alla ricerca della pecorella smarrita, per parlare della libertà dei figli di Dio, per incoraggiare al cambiamento e, soprattutto, per lanciare un grido di aiuto, con la speranza di porre l’attenzione nelle istituzioni, nella società civile e verso tutte le comunità cristiane, affinché questi luoghi di dolore siano per tutti una grande sfida di solidarietà e di civiltà». Per l’ispettore dei cappellani, è importante che «la società civile, la politica e la Chiesa tutta si confrontino e si interroghino davanti a questa porzione di popolo emarginata e scartata». Il mondo della Chiesa che entra nelle carceri, osserva, «è certamente formato da un popolo che offre a tutti la Misericordia di Dio. “L’uomo non è mai il suo errore”, dichiarava don Oreste Benzi, profeta del nostro tempo, rivolgendosi a una società chiusa e indifferente. Con il loro prezioso servizio tanti operatori e figure professionali, cappellani, volontari, religiosi e religiose rendono più umani questi luoghi di povertà».

Sono circa 12mila gli operatori penitenziari che parteciperanno all’udienza del 14 settembre. Un «grande evento ecclesiale», lo definisce il sacerdote, ricordando come «altre volte abbiamo fatto questa esperienza a piccoli gruppi: diverse carceri separatamente sono state ricevute dal Papa. Nella giornata del 14 settembre invece sarà tutto un popolo che si farà pellegrino alla tomba degli Apostoli, per rinnovare l’impegno come “tessitori di giustizia e messaggeri di pace”». A conclusione dell’udienza poi Francesco benedirà la Croce della Misericordia, realizzata dai detenuti di Paliano, che successivamente sarà inviata nelle carceri italiane che ne faranno richiesta. «Una “Croce messaggio” – osserva l’ispettore generale -, dove le immagini dipinte richiamano la nostra attenzione su alcuni episodi biblici: la liberazione di Pietro e di Paolo dalle prigioni, il buon ladrone, e i protettori, san Basilide (patrono della Polizia penitenziaria) e san Giuseppe Cafasso (patrono dei cappellani delle carceri)». Sul fondo della Croce, immagini di bambini con le loro madri in carcere, a rappresentare «il desiderio che le tante madri con i loro piccoli possano scontare in luoghi alternativi al carcere la loro pena, in modo che, ai loro piccoli, loro malgrado, non venga tolta la speranza». Ancora, nella Croce della Misericordia «ai piedi di Cristo ci sono raffigurati detenuti, Polizia penitenziaria, amici e amiche volontari e cappellani».

Don Grimaldi non ha dubbi: l’appuntamento del 14 settembre «sarà certamente un raduno di comunione, per vivere ancora di più il nostro senso di appartenenza alla grande famiglia che lavora per fasciare le ferite di molti uomini e donne privati della loro libertà personale. Sarà soprattutto una giornata per ascoltare, dalla viva voce del Successore di Pietro, parole di speranza e di sostegno per il nostro servizio non facile», in strutture nelle quali sovraffollamento e carenza di personale spesso «creano grande difficoltà nello svolgere con serenità il delicato compito a cui sono chiamati tutti gli operatori penitenziari». Di qui l’auspicio che «questa grande convocazione possa risvegliare più forti nel nostro cuore entusiasmo e passione per impegnarci ancora di più, affinché la dignità di coloro che hanno sbagliato sia sempre difesa e rispettata. Gesù Uomo Dio, che ha saputo indicare a tutti gli uomini la strada difficile della Misericordia – conclude l’ispettore generale -, possa custodire nel nostro cuore la bellezza di servire l’uomo e di sanare le sue ferite e, come Lui Buon Pastore, ci dia sempre la forza e il coraggio di andare a cercare chi era perduto».

4 settembre 2019