Identificato allo Spallanzani il primo caso in Italia di vaiolo delle scimmie
Si tratta di un giovane di ritorno da un soggiorno alle Canarie, che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I. Cauda (Gemelli): «Attenzione ma nessun allarmismo». Iss: «Meno diffusivo e meno grave del vaiolo»
Un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle Canarie, che si era presentato al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I. È lui il «primo caso italiano di vaiolo delle scimmie», identificato all’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. L’annuncio è arrivato ieri, 19 maggio, dallo stesso Istituto, dove altri due casi sospetti sono in fase di accertamento. Il “Monkeypox virus”, hanno spiegato in una nota, è stato «rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti».
L’infezione, chiariscono gli esperti, è causata da «un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. Si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale». Nell’uomo, «si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee. È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi».
A rassicurare è il responsabile Malattie infettive del Policlinico Gemelli Roberto Cauda – che è anche consulente esterno dell’Ema -, interpellato dall’Agenzia Sir. «Attenzione sì, ma nessun allarmismo – le sue parole -. Al momento la situazione è sotto controllo». Si tratta, spiega, di qualche decina di casi identificati soprattutto in Spagna, Portogallo e Regno unito. E conferma: «È un virus presente in Africa nelle scimmie e nei roditori, apparentato al virus del vaiolo ma molto meno diffusivo e meno grave: la sua trasmissibilità è assolutamente inferiore a quella del Sars-Cov-2». Il veicolo di trasmissione è sempre lo stesso: «Contatto stretto con saliva e liquidi biologici, sia con animali che con uomini». I sintomi: «Febbre, malessere generale, dolori muscoli, linfoadenopatia ma soprattutto manifestazioni a livello della cute come vescicole e pustole».
In ogni caso, l’infettivologo ribadisce l’invito a non allarmarsi: «Si tratta di una malattia che guarisce spontaneamente; in alcuni casi può dare forme gravi ma di norma si risolve con riposo senza terapia». Quindi «attenzione sì, nel senso che in presenza di sintomi occorre rivolgersi immediatamente al medico, ma niente panico». L’importante, sottolinea, è «identificare i casi e tracciarli per circoscriverli».
20 maggio 2022