I volontari del 118 in protesta davanti a Montecitorio

Misericordie, Anpas e Croce rossa chiedono al governo un incontro sulla riforma del sistema di emergenza. A rischio il ruolo dei volontari

Tre ambulanze, ferme, in piazza Montecitorio. Intorno, a protestare, i volontari delle associazioni di volontariato Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze), Croce rossa italiana e Misericordie. Storicamente impegnati nel sistema di soccorso sui territori di tutta Italia, chiedono un incontro costruttivo con il governo sulla riforma dell’impianto del sistema di emergenza ed urgenza del 118. La riforma prevede solo personale dipendente per la gestione del servizio del 118: solo medici e infermieri laureati dunque, tagliando fuori il servizio dei volontari.

È un tentativo di rispondere alle gravi condizioni di precarietà di medici e infermieri del 118 del Servizio sanitario nazionale. Ma il rischio è di rendere marginale, se non di annullare, il ruolo del volontariato, che copre per l’80% il servizio di 118, e provocare un aumento notevole dei costi del servizio per le Regioni. A portare l’esempio è Gianluca Staderini, direttore federazione toscana Misericordie. «Una postazione con solo due dipendenti in ambulanza – riferisce, con lo sguardo rivolto ai dati – costa 500mila euro all’anno, una gestita da volontari nella regione Toscana viene a costare 100mila euro all’anno. Un impatto economico di gran lunga inferiore».

Se la riforma, da un lato, cerca di risolvere la condizione di medici e infermieri, dall’altro cerca di rispondere ad alcune criticità del sistema, come la necessità di avere più personale qualificato. In questo modo però – è la posizione di chi protesta – si rischia di mandare al collasso l’intero sistema con costi insostenibili, quando si potrebbe aumentare il personale sanitario, dunque medici e infermieri, all’interno del sistema di emergenza. Un percorso di riforma del settore che tenga insieme tutte le professionalità per non cancellare, di fatto, l’apporto del volontariato dal sistema di emergenza urgenza 118/112, del quale le associazioni sono una delle componenti fondamentali.

«La presenza dei volontari – argomenta Staderini – apporta un valore fondamentale al sistema di emergenza, che va al di là di una retribuzione: il sistema sanitario d’emergenza con il volontariato ha un costo sei volte più basso di una postazione con solo dipendenti, lo dicono i numeri». Le associazioni ritengono quindi che sia urgente aprire un tavolo di confronto con il governo per migliorare il sistema, che di fatto – dicono – necessità di essere di uniformato, nell’interesse di tutti i pazienti e cittadini.

Per il presidente Anpas Fabrizio Pregliasco «i volontari italiani sono un capitale da non disperdere ma da rilanciare». Parla di «patrimonio nazionale» anche Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana: il patrimonio del «sistema di emergenza e soccorso», che ora si rischia di disperdere. «Il governo – afferma – ha il dovere di proteggerlo e valorizzarlo». Riguardo poi al notevole aumento della spesa pubblica che la riforma porterebbe con se’, il rappresentante delle Misericordie Alberto Corsinovi conclude: «Riteniamo che non si debbano mettere le mani nelle tasche dei cittadini italiani per assicurare il sistema di emergenza che già, invece, funziona così com’è».