I vescovi: «Nessuna va mai discriminata, violentata o eliminata»

Pubblicato il messaggio per la 46ª Giornata nazionale per la vita, il 4 febbraio. «Grande preoccupazione» per gli sviluppi legislativi, locali e nazionali, sull’eutanasia

Parte dalla constatazione delle troppe «vite negate» il messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei per la 46ª Giornata nazionale per la vita, in programma il 4 febbraio 2024, sul tema “La forza della vita ci sorprende. «Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?» (Mc 8,36)”. Dalla vita «del nemico – soldato, civile, donna, bambino, anziano», che è «un ostacolo ai propri obiettivi e può, anzi deve, essere stroncata con la forza delle armi o comunque annichilita con la violenza», a quella del migrante, che «vale poco, per cui si tollera che si perda nei mari o nei deserti o che venga violentata e sfruttata in ogni possibile forma». Ma anche quella dei lavoratori, merce da «comprare» con «paghe insufficienti, contratti precari o in nero, e mettere a rischio in situazioni di patente insicurezza».

Anche «la vita delle donne viene ancora considerata proprietà dei maschi – persino dei padri, dei fidanzati e dei mariti – per cui può essere umiliata con la violenza o soffocata nel delitto», mentre «la vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata». E ancora, «la vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti e sottoposta a pratiche come la tratta, la pedopornografia, l’utero in affitto o l’espianto di organi. In tale contesto – denunciano i vescovi -, l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o “del giorno dopo” facilmente reperibili».

Nel messaggio si ribadisce che «ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri. Nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione».  I vescovi ricordano le esperienze dei malati gravi, dei disabili, dei migranti, dei bambini non voluti. «La vita, ogni vita – sottolineano -, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri, si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi». A destare invece «grande preoccupazione» sono «gli sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia».

In passato, riflettono i presuli, «la scienza ha mostrato l’inconsistenza di innumerevoli valutazioni discriminatorie, smascherandone la natura ideologica e le motivazioni egoistiche: chi, ad esempio, tentava di fondare scientificamente le discriminazioni razziali è rimasto senza alcuna valida ragione. Ma anche chi tenta di definire un tempo in cui la vita nel grembo materno inizi a essere umana si trova sempre più privo di argomentazioni, dinanzi alle aumentate conoscenze sulla vita intrauterina». A dimostrazione, nel messaggio si cita la recente pubblicazione “Il miracolo della vita”, presentata da Francesco. «Quando, poi, si stabilisce che qualcuno o qualcosa possieda la facoltà di decidere se e quando una vita abbia il diritto di esistere, arrogandosi per di più la potestà di porle fine o di considerarla una merce – si legge ancora nel messaggio -, risulta in seguito assai difficile individuare limiti certi, condivisi e invalicabili. Questi risultano alla fine arbitrari e meramente formali».

Sul tema del discrimine tra «cosa rende una vita degna e un’altra no» e sui criteri per «misurare la felicità e la realizzazione di una persona», i vescovi avvertono: «Il rischio che prevalgano considerazioni di carattere utilitaristico o funzionalistico metterebbe in guardia la retta ragione dall’assumere decisioni dirimenti in questi ambiti, come purtroppo è accaduto e accade. Da questo punto di vista – proseguono -, destano grande preoccupazione gli sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia». L’allerta è allora sulle «crescenti possibilità che la tecnologia oggi offre di manipolare e dominare l’essere umano» e sul «progressivo sbiadirsi della consapevolezza sulla intangibilità della vita».

Dal Consiglio episcopale permanente della Cei arriva quindi «un forte appello all’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, ogni vita». E il rispetto della vita, sottolineano, «non va ridotto a una questione confessionale, poiché una civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici o sociali». Di qui il richiamo al discorso del Papa all’associazione Scienza & Vita, il 30 maggio 2015: «Il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili».

In conclusione, un monito: «La drammatica crisi demografica attuale dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente», scrivono i vescovi, secondo i quali la Giornata «assume una valenza ecumenica e interreligiosa, richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno».

10 novembre 2023