I vescovi: il lavoro umano, «chiave della questione sociale»
Il messaggio della Cei per la Festa dei lavoratori. Le contraddizioni del presente, la difficoltà di conciliare lavoro e relazioni, la tutela di immigrati e donne e il nodo sicurezza. E i «segni di speranza da alimentare, per promuovere lavoro degno»
«Il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo». Si apre con questo passaggio il messaggio dei vescovi per la Festa dei lavoratori, il 1° maggio. Il titolo: “Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza”. Nell’analisi dei presuli, proprio «la tutela, la difesa e l’impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli».
La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana, che firma il documento, evidenzia alcune contraddizioni del presente. A cominciare dallo smart-working e dal rischio di impoverimento dei rapporti umani tra i lavoratori e delle stesse relazioni familiari, per continuare con «la grave crisi demografica, per la quale vedremo nei prossimi anni uscire dal mercato del lavoro la generazione più consistente, sostituita progressivamente da un numero sempre più ridotto di giovani». E ancora, il tema dello sfruttamento degli immigrati, il «disallineamento tra domanda e offerta» e la «dura “legge di gravità” della competizione globale», con le imprese che cercano di localizzarsi laddove i costi, «quello del lavoro incluso», sono più bassi.
«Se il dato statistico sulla disoccupazione, in forte calo, potrebbe spingere all’ottimismo, sappiamo invece che dietro persone formalmente occupate c’è un lavoro povero», rimarcano i presuli, che mettono l’accento anche sulle discriminazioni verso le donne, «penalizzate non solo con una minore retribuzione, ma anche con l’assenza di garanzie nei tempi della gravidanza e della maternità». Centrale infine la sicurezza sul lavoro, senza la quale «non ci sarà piena giustizia».
Per dare speranza, si legge nel messaggio, «occorre invertire queste tendenze: sarà uno dei segni più rilevanti del Giubileo. Esistono tuttavia segni di speranza da alimentare per essere generativi e per far nascere e promuovere lavoro degno ma, come sempre, essi richiedono la nostra partecipazione attiva per proseguire l’opera della Creazione». Il primo è «il riconoscimento nei contratti di lavoro nazionali dell’importanza della formazione permanente e della riqualificazione durante gli anni di lavoro». È necessario, quindi, valorizzare strumenti contrattuali attenti «alle emergenze sanitarie e familiari», creando «relazioni virtuose tra datori di lavoro e lavoratori, dove il dialogo, la riconoscenza, i meccanismi di partecipazione alimentano fiducia e cooperazione».
I vescovi rivendicano l’impegno della Chiesa italiana su questo fronte, «non solo assicurando vicinanza e conforto a chi è in difficoltà, ma contribuendo a creare “un’alleanza sociale per la speranza che sia inclusiva e non ideologica”», scrivono citando la Spes non confundit. Anche attraverso «interventi generativi, volti alla creazione di una cultura del lavoro e di opportunità, come il Progetto Policoro, con il quale da trent’anni la Chiesa in Italia investe su giovani animatori di comunità formati per impegnarsi nelle loro diocesi. Negli ultimi anni essi hanno operato nel solco dell’ecologia integrale, che guarda alla sostenibilità e all’interdipendenza tra dimensione sociale ed ecosistema. Dal Progetto Policoro sono nati frutti significativi e imprese capaci di stare sul mercato e di promuovere lavoro degno anche nelle aree del Paese più disagiate».
La conclusione è un appello «alla responsabilità di tutti noi. L’economia e le leggi di mercato non devono passare sopra le nostre teste lasciandoci impotenti. Il mercato siamo noi: sia quando siamo imprenditori e lavoratori, sia quando promuoviamo e viviamo un consumo critico», si legge nel documento. La responsabilità sociale d’impresa «è oggi un filone sempre più consolidato. I credenti e tutti i cittadini di buona volontà sono chiamati in questo contesto propizio a stimolare le aziende a gareggiare tra loro anche sulla dignità del lavoro e a usare l’informazione sui loro comportamenti come criterio per le scelte di consumo e di risparmio».
19 marzo 2025