I tweet di odio e il gelo di Auschwitz
I messaggi antisemiti aumentati di circa dieci volte negli ultimi quattro anni e il “primato” di Roma. Scritte antisemite anche davanti alle elementari
Roma ha un altro primato. È la città da cui proviene il maggior numero di tweet antisemiti (tre volte più di Milano), secondo l’annuale rapporto dell’Osservatorio Vox Diritti sulle discriminazioni in Italia presentato nelle scorse settimane. Messaggi concentrati soprattutto attorno a eventi particolari, come le manifestazioni del 25 aprile o il compleanno della senatrice a vita Liliana Segre, deportata ad Auschwitz- Birkenau nel 1944 e scampata alla follia nazista. Più in generale, i messaggi antisemiti su Twitter sono aumentati di circa dieci volte negli ultimi quattro anni. È il segno eloquente di come l’odio – anche usando fotomontaggi che banalizzano la Shoah – si sia spostato sui social, ormai sempre più utilizzati, come testimonia il caso di “zoombombing” (questo il termine tecnico dell’aggressione informatica) perpetrato ai danni della scrittrice Lia Tagliacozzo. Il riflesso di un’intolleranza diffusa nel tessuto sociale e di un malessere che si nutre di pregiudizi consolidati, sfociando in atti di antisemitismo anche tra i giovani e nei confronti delle scuole, in particolare quelle che organizzano iniziative per fare memoria della Shoah.
Scritte antisemite sono apparse a Roma perfino davanti a scuole elementari, a conferma che l’intolleranza non risparmia neppure i luoghi dell’educazione dei più piccoli. Proprio quelli dove è già opportuno parlare di quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale, con le modalità proprie per quell’età, come docenti sensibili stanno facendo sempre più spesso. È da lì che può nascere il seme di una nuova cultura permeata di tolleranza e dialogo. E il fatto che quest’anno la pandemia non consenta i “viaggi della memoria” ai lager nazisti e iniziative “in presenza” per il Giorno della memoria, soprattutto per i giovani, non deve far abbassare la guardia. Sappiamo quanto sia stato importante per tanti di loro ascoltare dai sopravvissuti
i racconti dell’orrore in quei luoghi di dolore e di morte. Vederli con i propri occhi, osservare cosa è conservato ad Auschwitz, dove niente è davvero un dettaglio perché tutto è violazione della dignità umana. Le valigie, le scarpe, gli spazzolini da denti, gli occhiali dei deportati poi messi a morte, perfino le montagne di capelli, di fronte ai quali resta solo una sensazione di gelo, indicibile. «Dovete evitare che un domani tutto questo orrore possa ripetersi», ha ripetuto più volte Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz, ai tanti giovani incontrati. Con l’appello a contrastare l’indifferenza. «Chiunque giri le spalle, chiuda gli occhi o passi oltre – scrisse Vasilij Grossman – offende la memoria dei caduti».
25 gennaio 2021